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Interviste

Kalkan: I popoli e le forze democratiche devono proteggere la loro volontà

Duran Kalkan del PKK ha dichiarato che: “La dittatura fascista in Turchia non è solo contro i popoli in Turchia o la volontà dei curdi. Si considerano il califfo dell’Islam.”Il componente del Consiglio Esecutivo del PKK Duran Kalkan ha valutato gli attuali sviluppi in Kurdistan per MED NÛÇE TV, la traduzione in inglese è stata curata da ANF English service:

Come valuta la lotta per la libertà del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan e contro le pressioni in Kurdistan e in altre parti del mondo?

Ora le resistenze per rompere l’isolamento di Imralı sono al centro della lotta che ha travolto il mondo. È un’interpretazione limitata vedere la lotta contro il sistema di tortura a İmralı e per la libertà fisica del leader Apo come la lotta contro le pressioni su un singolo individuo. Oggi la 3° guerra mondiale è alle porte della Turchia. E la Turchia è preoccupata della libertà del Kurdistan. Per questo la lotta per la libertà nel Kurdistan del nord non solo per una parte del Kurdistan ma anche per la democratizzazione del Medio Oriente e contro il neo-fascismo.

Il leader Apo è il leader teorico, pratico e organizzativo di questa lotta. Il sistema di İmralı è stato sviluppato come fronte contro questa lotta. È emerso come un attacco contro-rivoluzionario alla suddetta lotta su scala globale. La lotta contro il sistema di İmralı è un punto cruciale di una lotta rivoluzionario-democratico contro gli attacchi globali, fascisti e capitalisti di oggi. Ora che questa lotta si è concentrata sul Kurdistan, la lotta per la libertà fisica del leader del Kurdistan è la lotta per la libertà dell’umanità.

Le proteste di massa si stanno allargando e lo spirito di resistenza ha preso forma. Questo sviluppo ha intimorito le forze fasciste e genocide che senza dubbio sbagliano. Il popolo curdo sta facendo una richiesta giusta e umana e che tocca sia la comunità nazionale che quella internazionale. La maschera del regime fascista sta cadendo e la verità sul sistema di İmralı sta diventando pubblica. La resistenza democratica deve essere allargata, in particolare alle aree metropolitane turche e alle forze democratiche in Turchia.

Le prime dichiarazioni del Ministro degli Interni appena nominato Süleyman Soylu hanno preso di mira le municipalità del DBP e il primo atto è stato di mettere sotto sequestro 24 municipalità del DBP con amministratori fiduciari. Cosa pensa di questo sviluppo?

Ora stanno sequestrando e assediando municipalità. Deputati del DBP e di HDP hanno fatto dichiarazioni su questa questione e anche il nostro ha espresso la sua posizione. I sequestri non sono accettabili e sono una parte importante degli attacchi genocidi. Il sequestro di municipalità è al livello dei massacri a Cizre e a Sur. Le municipalità sono una parte importante del governo locale democratico e il sistema fascista sta attaccando la democrazia locale. I sequestri non hanno una base legale e sono parte integrante del genocidio curdo messo in atto per mezzo dell’attuale stato di emergenza.

Dobbiamo resistere a questo attacco, il nostro movimento e la guerriglia resisteranno. Gli attaccanti devono stare attenti, i fiduciari nominati da Süleyman Soylu o da altri al posto di funzionari eletti, saranno loro stessi bersagli.

Certamente la gente e i sindaci, i lavoratori delle municipalità devono resistere. La gente deve affluire in gran numero nei municipi e circondarli. Migliaia, decine di migliaia devono fare un muro umano intorno ai municipi. La volontà politica è rappresentata in quei luoghi. Se dobbiamo proteggere la democrazia, se dobbiamo proteggere la nostra volontà democratica, allora lì e dove si trova la volontà di [avere un] autogoverno democratico. E la volontà risultata da elezioni deve essere protetta.

Ora è il tempo di lottare per la nostra volontà; per la volontà nazionale a İmralı e quella locale nelle municipalità. Lo stato di emergenza mira alla volontà democratica locale e nazionale del popolo curdo, quindi la popolazione e le forze democratiche devono resistere e proteggere la loro volontà.

Oggi è il giorno della resistenza. Interventi civili e militari sono interconnessi e tutti devono resistere agli attacchi di quest’orda fascista. La resistenza non può essere indebolita o ritrattata, quindi deve andare avanti con determinazione.

11500 insegnanti, la maggior parte dei quali iscritti a Eğitim-Sen, sono stati sospesi di recente in tutto il Kurdistan. Un anno fa, gli insegnanti nelle aree di resistenza dell’autogoverno sono stati richiamati e soldati posizionati nelle scuole. Come valuta la sospensione di insegnanti in tutto il Kurdistan?

Questi attacchi non sono accettabili e bisogna resistergli con ogni mezzo necessario. L’AKP sta traendo vantaggio dal fallimento del tentativo di golpe del 15 luglio e sequestrando tutto. Finge di combattere ISIS ma sta conducendo i peggiori attacchi militari contro il popolo e il movimento curdo sin dal 24 luglio 2015. Ora finge di combattere contro i sostenitori di Fethullah Gülen ma in realtà sta attaccando il popolo curdo e le forze democratiche. Questa è la tattica fascista dell’AKP.

L’AKP prenderà di mira tutti, compresi gli insegnanti. Prenderà di mira tutti i gruppi rivoluzionari e democratici in Kurdistan. Dobbiamo riconoscere che l’AKP è una forza genocida e preparare la nostra resistenza di conseguenza. Gli insegnanti sono parte di questa resistenza.

È interessante, i guerriglieri usavano espellere dai villaggi insegnanti che facevano propaganda fascista e lo stato diceva che eravamo contro l’istruzione. Dal 24 luglio hanno trasformato centinaia di scuole in Kurdistan in caserme militari e queste due istituzioni servono alla stessa funzione. Le scuole conducono un massacro culturale e le caserme fanno un massacro fisico; tutto negli stessi edifici.

Tutti devono interpretare correttamente l’ ‘istruzione’ in Kurdistan. I patrioti curdi e i democratici non devono dire ‘noi mandiamo a scuola i nostri figli perché non siano privi di istruzione.’ Non stanno mandando i loro figli a scuola, ma in luoghi dove vengono avvelenati i loro cervelli. Non devono mandare a scuola i loro figli. Il leader Apo una volta ha detto “Sono andato alla migliore scuola in Turchia e ho dimenticato quello che sapevo.” Tutti devono capire che non c’è istruzione in quelle scuole. Queste scuole sono le caserme della gente che massacra il popolo curdo. Se non c’è resistenza, usano le scuole per distruggere i cervelli dei bambini e la distruzione culturale sostituisce la distruzione fisica.

Gli insegnanti recentemente licenziati in Kurdistan lavoravano per uno stipendio e devono capire quello che insegnano ai bambini curdi. Devono capire che il sistema di genocidio li ha usati in un genocidio culturale in cambio di uno stipendio. Ora possono riparare ai loro errori resistendo e istruendo i bambini nella loro lingua e cultura. Con questo tipo di coraggio, impegno e spirito di sacrificio si può sviluppare un simile sforzo educativo. Il popolo curdo non deve accettare il sistema di istruzione che ha la sua base nelle caserme perché i bambini curdi non possono imparare la loro lingua, cultura e storia. Il genocidio culturale è più pericoloso del genocidio fisico e i bambini non devono essere mandati in luoghi di genocidio culturale.

Le forze della guerriglia sono impegnate in una grande resistenza. Ci sono stati pesanti scontri per oltre una settimana a Çelê (Çukurca). Ci sono state estese operazioni di guerriglia a Tendürek. Il Comandante Generale della Gendarmeria ha detto “Stiamo combattendo una battaglia di vita o di morte” rispetto agli scontri a Çukurca. Cosa significa questa affermazione?

Ora stiamo affrontando un sistema fallito. È per questo non possono condurre gli attacchi se non coordinandoli dal livello più alto. Questo vuol dire gli attacchi sono coordinati direttamente dal capo di stato maggiore, dal comandante delle forze di terra, dal comandante della gendarmeria, dal Primo Ministro o dal Presidente. Ora prevedono anche l’illegittimità e fanno tutto apertamente. Conducono il loro attacco come una banda, come un’organizzazione oppressiva e terroristica. C’è un attacco che coincide con il concetto di “terrorismo di stato”.

Nonostante il fatto che agiscono in modo così aggressivo, illegittimo e commettono massacri, non possono rimanere a galla. Non è solo il comandante di Çelê, Binali Yıldırım stesso ha detto “libertà o morte”; questo vuol dire che sono sull’orlo della morte e che stanno cercando di salvare questo sistema dalla morte. Il loro tentativo di salvare il sistema fallito è come pregare per l’impossibile. Ora cercano di restare vivi uccidendo l’avversario. Altrimenti sono finiti. Sono a un punto del genere nella guerra che stanno conducendo. Non saranno in grado di mantenere in piedi questo sistema di oppressione fascista e fallirà completamente. L’unica soluzione che hanno sono i massacri che commettono. Per questo dicono “vita o morte”. Pensano che vivranno se uccideranno l’avversario.

L’operazione della Turchia di occupazione in Siria continua. In parallelo a questa operazione, soldati turchi hanno condotto attacchi contro postazioni YPG/YPJ ad Efrin, Kobanê e Dêrik e contro i curdi del Rojava anche sulla linea del confine. Questa è una provocazione? Cosa vogliono ottenere con questi attacchi?

La mentalità politica dell’AKP e delle amministrazioni in Turchia è così, sono anti-curde. Non solo nel Bakur (nord), nel Rojava (ovest) e Bashur (sud) e anche nel Kurdistan Rojhilat (est), sono contro i curdi. Il fatto che incontrino Barzani non significa che accettano i curdi del Bashur. In questo modo tengono la regione sotto il loro controllo. Vogliono che tutti i curdi siano così. Il PKK è un movimento che resiste contro di questo. Hanno detto a Mazlum, Kemal, Hayri di “essere così” anche nelle segrete e il PKK lo ha rigettato e ha resistito. Anche il Rojava resiste a questo. Se altri curdi accettano la posizione dell’amministrazione del Bashur, accetteranno anche loro. Hanno curdi di questo tipo anche all’interno dell’AKP. Sono contri i curdi liberi, i curdi con la volontà. Sono contro la libertà e l’esistenza curda.

Potresti dire, “L’amministrazione a Hewler non è un’amministrazione curda?” Sì, ma vengono tirati dalla parte dell’AKP e lottano contro l’identità curda nel Bakur e nel Rojava. È una tattica di guerra speciale. Non parlerebbero nemmeno con Barzani se non fosse per la resistenza nel Bakur e in Rojava. Non manderebbero un caporale a incontrarlo. In passato non potevano incontrarsi con lo Stato, ricordiamo bene quei giorni. Se oggi possono incontrare il Presidente e il Primo Ministro, questo è dovuto anche alla resistenza per la libertà sviluppata dal PKK. La Turchia non accetta l’identità curda del sud come una volontà.

E hanno combattuto contro il Rojava sin dall’inizio. ISIS era sostenuto dall’AKP fin dall’inizio, l’AKP ha alimentato ISIS. Tayyip Erdoğan è colui il quale ha condotto l’attacco di Kobanê, ha detto chiaramente, “Kobanê sta per cadere, poi viene il turno di Efrîn.” Non è riuscito a far cadere Kobanê, ora ha lanciato un attacco per impedire che Kobanê e Afrin si uniscano e così distruggere Efrîn. In ogni caso hanno un accordo, ISIS si ritira, loro prendono il suo posto. Cosa fa la Turchia contro ISIS? Niente. Al contrario, la loro complicità diventa evidente in questa situazione concordata. Quelli che fanno gli accordi con la Turchia sono tacitamente complici di ISIS. Quelli che vedono la Turchia nella coalizione contro ISIS in effetti sono in accordo con ISIS. I curdi del Rojava e i popoli della Siria devono vedere questo pericolo.

La dittatura fascista in Turchia non è solo contro i popoli della Turchia o la volontà dei curdi. È anche in particolare contro la volontà della popolazione araba. Vogliono costruire un controllo colonialista sulla popolazione araba. Si considerano come il califfo dell’Islam. Proprio come il periodo in cui Sultan Selim ha preso il califfato e governato gli arabi. Ora vogliono trasformare gli arabi in una popolazione di seconda classe controllata da loro. Tutti devono opporsi a questo e devono resistere. L’attacco della Turchia a Jarablus è una grande minaccia contro tutti i popoli della Siria, per la popolazione araba. Se la popolazione araba non prende sul serio questa minaccia, potrà perdere qualsiasi volontà che ha ora. Coloro i quali oggi sostengono l’AKP devono vedere la verità e lottare contro questi attacchi della Turchia. Devono unire le loro forze nella Siria democratica.

Invece di far dichiarare il cessate il fuoco dichiarato ora da USA e Russia, le forze della Siria avrebbero dovuto unirsi e dichiararlo. Coloro che combattono possono unirsi e dichiarare un cessate il fuoco. Un cessate il fuoco è un’azione militare e è un aspetto della guerra. Specialmente con la minaccia dell’invasione turca lanciata di recente, tutto devono prendere una posizione di questo tipo.

Quelli che ora partecipano all’invasione come alleati della Turchia sono una nuova forza di ISIS. Queste forze non hanno nulla a che fare con l’ESL, sono Al Nusra. Ora Russia e US hanno deciso di attaccare Al Nusra. E allora, dov’è Al Nusra? Al Nusra ora è a Jarablus, ma sono entrati a Jarablus con il loro sostegno. L’amministrazione di USA e Russia deve essere coerente. Sono davvero contro ISIS, o no? Non si può essere contro ISIS in questo modo. Non si può combattere ISIS con la Turchia. Nessun cambiamento può avvenire nel Medio Oriente con l’attuale mentalità e politica della Turchia. L’approccio corretto e il modo di trovare una soluzione che cerca la democrazia nel Medio Oriente è un’alleanza antifascista, come allora a Kobanê.

Ogni giorno vediamo come la mentalità e la politica della Turchia sono un sentimento anti-curdo. Dividono il Kurdistan nel centro, costruiscono un muro come il muro di Berlino. Perché gli europei guardano altrove? Ora, nel primo quarto del 21° secolo vengono costruiti muri attraverso Kobanê-Qamishlo. Vogliono fare quello che Israele ha fatto sul confine palestinese. Vogliono trasformare anche il confine tra il Kurdistan del sud e il Kurdistan nel nord in questo, la guerra a Çelê è parte di questo. In questo modo vogliono dividere il Kurdistan dal Mediterraneo e dal Mar Caspio con un muro del genere.

I fratelli Altan sono stati catturati, gli auguriamo resilienza. Coloro i quali criticano questo dicono “il Paese sta diventando un carcere”. Non è solo la pressione interna nel Paese, il Paese stesso sta costruendo muri intorno ai suoi confini come un carcere, sta mettendo filo spinato e scavando fossati. Né la società in Turchia né le potenze globali devono sostenere le attuali politiche e la mentalità. Il prolungamento delle politiche e della mentalità che Erdoğan rappresenta pesa molto su Kurdistan, Turchia e Medio Oriente. Causa tutti questi spargimenti di sangue, massacri e sofferenze. Coloro i quali chiudono gli occhi diventano anch’essi complici in questo.

Erdoğan e i funzionari di governo dell’AKP hanno dichiarato che “vogliono riportare la Siria al suo stato prima del 2011” e che verrà “distrutto in sei mesi”, riferendosi al Rojava. Cosa dovrebbero fare le forze locali del Rojava e della Siria contro queste minacce?

Riportare la Siria al suo stato prima del 2011 significa costruire una dittatura fascista di Stato nazione simile a quella in Turchia mettendo da parte gli sviluppi in Siria e distruggendo gli sviluppi democratici nel Rojava. Turchia e Siria in passato erano compagni, erano due Stati ma come un solo governo. Ora vogliono tornare a quella posizione. Ma nessuno vorrà essere come la Turchia. Al contrario hanno una missione e una responsabilità come quella di cambiare la Turchia.

Crediamo che i popoli della Siria e la comunità araba non ci crederanno. Il conflitto in Arabia non è osservato solo sulla base di richieste di forze straniere. Dinamiche interne hanno svolto un ruolo in questo e hanno difeso l’esistenza e la volontà della comunità araba contro l’Arabia divisa nata dalla Prima Guerra Mondiale e l’arabismo è stato ridotto a uno status di seconda classe. L’opposizione araba non accetterà più il risultato uscito dalla Prima Guerra Mondiale. Gli arabi non possono più essere una società di seconda classe del Medio Oriente.

Il popolo arabo ha partecipato o ha guidato molte rivoluzioni. C’è una ragione per la quale la rivoluzione islamica si è sviluppata e sono cresciute tutte le religioni. Non accettano lo status attuale e la loro resistenza nasce da questa obiezione. Intellettuali, politici e comunità arabe vedranno meglio le verità e considereranno di lottare insieme ad altri popoli per creare un nuovo Medio Oriente democratico. In particolare garantiranno la partecipazione e lo sviluppo delle relazioni curdo-arabe su una base potente e democratica. Il terreno più importante questo per questo è la Siria dove i anche i curdi hanno sviluppato una rivoluzione di libertà, sono diventati consapevoli e si sono organizzati.

La comunità araba ha certamente una certa consapevolezza e volontà a livello delle tribù e di vari partiti. Questi devono essere uniti nella stessa pentola che è la Siria democratica. Questa potrebbe essere una confederazione o una federazione, ma c’è un assoluto bisogno di una nuova Siria democratica. Questa realtà deve essere compresa in primo luogo dal governo di Bashar Assad. Questo può essere ottenuto se il regime di Assad desidera eliminare le imposizioni della Turchia, supera il fascismo dello Stato nazione e sviluppa liberamente relazioni con i curdi. Assad non può essere contro la Turchia imitando le pratiche della Turchia. Da questo punto di vista la Siria potrebbe essere un modello ad interim e un punto di partenza.

Facciamo appello ai popoli, agli intellettuali e alle forze politiche della Siria di porre le fondamenta di una tale Siria democratica e di unirsi sotto questo tetto. Anche i curdi del Rojava devono adottare questo approccio. Devono considerare di generare un’identità curda libera e un Kurdistan libero in una Siria democratica e di fare tutto ciò che è necessario per realizzare questo obiettivo. Il Kurdistan Rojava dovrebbe essere resa un’iniziativa maggiore e di guida della Siria democratica.

ISIS fino ad ora è stato un pericolo, ma esiste un secondo pericolo al momento e sorpassa ISIS; è la mentalità e l’esistenza dello Stato turco. Tutti i popoli del Rojava e della Siria devono vedere chiaramente questa verità. I curdi del Rojava, giovani e anziani allo stesso modo, devono organizzarsi sulla base della “realtà di un popolo in battaglia” come viene definito dal leader Apo. Tutto deve basarsi sulla resistenza perché esiste un’enorme minaccia e una vita libera non si può raggiungere senza garantire l’esistenza e la sicurezza.

ANF

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