Da mesi Erdogan usa il fallito colpo di Stato di luglio per precipitare la Turchia in un vero e proprio regime dittatoriale. Il presidente turco ha dato il via ad un’ondata repressiva che sta colpendo miglia di oppositori, in primo luogo giornalisti, avvocati, studenti, giudici e funzionari dello stato.
La furia di Erdogan si sta abbattendo, ora, in particolar modo sull’opposizione kurda. Dopo aver destituito numero sindaci di città a maggioranza kurda ed arrestato il sindaco e la co-sindaco di Diyarbakir, città simbolo della resistenza kurda in Turchia, è l’intero HDP ad essere preso di mira. Giovedì, infatti, sono stati arrestati i suoi principali dirigenti Salahettin Demirtas e Fiden Yukesdag, insieme ad altri importanti membri del partito.
L’HDP, il Partito democratico dei popoli, è la terza forza politica parlamentare e tra le principali forze di opposizione ad Erdogan, tanto che accoglie consensi che vanno oltre quelli tradizionali kurdi, raccogliendo consensi anche tra vasti settori giovanili progressisti e nella classe operaia turca.
Nella notte il governo ha ordinato lo spegnimento di tutti i social network. Il gruppo di monitoraggio Turkey Blocks denuncia che Facebook, Twitter e YouTube risultano inaccessibili dall’1:20 ora locale. Restrizioni sono state imposte anche ai servizi di messaggistica di WhatsApp e Instagram, per la prima volta a livello nazionale negli ultimi anni.
Il governo Renzi ha dichiarato attraverso una nota della Farnesina di seguire con apprensione gli avvenimenti in corso, ma nulla sta facendo per arrestare il processo che sta portando la Turchia verso la dittatura. D’altra parte tutta l’Europa, fin da luglio, assiste passiva alla torsione autoritaria crescente dello stato candidato all’ingresso nella UE. E non solo. Ha continuato a mantenere il partito kurdo PKK nella lista delle “organizzazioni terroristiche”, nonostante che le sue milizie siano le uniche a battersi sul campo contro gli jihadisti di Daesh. E ha stipulato con Erdogan un generoso accordo (a suon di miliardi di euro) perché la Turchia ricacci indietro i profughi che dalla Siria cercano di raggiungere le coste europee.
Sinistra Anticapitalista aderisce ai presidi di protesta organizzati dai movimenti democratici e progressisti kurdi in numerose città italiane come nel mondo e fa appello a tutta la sinistra di manifestare perché:
- Siano liberati immediatamente tutti i prigionieri e i rappresentati eletti dell’Hdp.
- Il governo italiano rompa ogni rapporto con quello turco e sia revocato il trattato sui rifugiati.
- Sia rimosso immediatamente il PKK dalla lista delle organizzazioni terroristiche.