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Opinioni e analisi

Geopolitica dei curdi siriani e cooperazione militare con gli USA

La sopravvivenza e lo sviluppo del processo rivoluzionario in Rojava, ossia di una nuova prospettiva democratica, ha il grande potenziale di cambiare le menti di dozzine di milioni di persone nel Medio Oriente.

Come sono arrivati gli USA a sostenere i curdi nel Rojava?

La sopravvivenza e lo sviluppo del processo rivoluzionario in Rojava, cioè di una nuova prospettiva democratica, ha il potenziale per cambiare la mentalità di milioni di persone in Medio Oriente. Sin dall’ottobre 2014 i curdi siriani ed i loro alleati hanno discusso la cooperazione militare con la Coalizione Globale guidata dagli Stati Uniti contro lo “Stato Islamico” (IS). Verso la fine del 2014, le Unità di difesa popolare/ delle donne (YPG/YPJ) a maggioranza curda avevano difeso Kobani, oggi le Forze democratiche siriane (FSD), che comprendono 10.000 non curdi nelle proprie fila, hanno liberato Raqqa, la capitale di fatto di ISIS, e le parti orientali della provincia di Deir Ez Zor, Molte organizzazioni di sinistra e progressiste e movimenti nel mondo hanno discusso e si sono divise su questa cooperazione militare a causa delle posizioni ideologiche storicamente contraddittorie delle due forze.

Da una parte ci sono coloro che ne includono alcune nelle organizzazioni di solidarietà curde, che danno voce alle preoccupazioni che la rivoluzione del Rojava potrebbe perdere il suo valore emancipatoprio e di liberazione e la posizione indipendente. Dall’altra i critici che pensano che le FDS sono già strumentalizzate dagli Stati Uniti ed hanno tradito la rivoluzione.

I critici dimenticano spesso che sin dalla sua liberazione nel 2012 il Rojava (Kurdistan siriano) aveva già relazioni dirette con la Russia e le altre potenze globali. In realtà sin dall’inizio della guerra civile siriana i curdi hanno cercato di bilanciare le loro relazioni con tutte le potenze internazionali e le maggiori regionali allo scopo di poter avere spazio per sviluppare il loro modello politico.

Prima della grande battaglia di Kobanî

Il movimento rivoluzionario in Rojava, rappresentato principalmente dal Partito dell’Unione Democratica (PYD), è nel senso più ampio il “movimento di liberazione curdo” (MLC). Il MLC include diversi movimenti politici e sociali di origine curda di sinistra, di cui il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) è il più noto, nonché il più forte e il più cruciale. Quando è stata avviata nel 1984 la lotta armata da parte del PKK nel Kurdistan settentrionale (Bakur) contro lo Stato turco occupante, tutti gli stati della NATO, in modo particolare la Germania e gli Stati Uniti, hanno supportato attivamente lo stato turco, militarmente, politicamente ed economicamente. La Turchia ha ricorso ad un vasto terrore di stato negli anni ’90 quando il PKK era diventato un movimento di massa. Decine di migliaia di curdi sono stati assassinati, centinaia di migliaia torturati, e tre milioni di curdi sono stati sfollati a causa della distruzione di 4.000 villaggi, oltre a tutte le attività legali dei curdi che di fatto erano state vietate. Fino allora tutti gli stati nel mondo e nella regione non avevano previsto diritti collettivi per i curdi, le cui terre sono state divise in quattro stati come una colonia internazionale.

Parallelamente, gli Stati Uniti avevano cominciato a sostenere i due principali gruppi nel Kurdistan del sud (Iraq) che erano stati facilmente influenzati e controllati ideologicamente e politicamente: il Partito Democratico del Kurdistan d’Iraq (KDP/KDP) sotto Barzani, e l’Unione Patriottica del Kurdistan (YNK/PUK) sotto Talabani. Dopo la guerra del Golfo del 1991 una no-fly zone era stata creata allo scopo di dare loro un po’ di spazio. Con l’occupazione degli Stati Uniti dell’Iraq nel 2003, il Kurdistan del Sud, ha ottenuto lo status di regione autonoma. Mentre il KDP ed il PUK sono stati ben accetti, le altre organizzazioni curde sono state considerate principalmente indesiderate e persino terroriste. Il PKK era uno dei più importanti tra questi ultimi gruppi ed è stata pesino elencata dalla Germania, dagli Stati Uniti e dall’Europa come “organizzazione terroristica”. Questa interdizione ha portato alla criminalizzazione di molti curdi, in particolare da parte della Germania. Nel 1999 è stata la CIA che ha coordinato il complotto internazionale contro Abdullah Ocalan, il leader del PKK, che lo ha consegnato alla Turchia.

Le YPG/YPJ sono le forze di difesa del Rojava dove il Movimento per una società democratica(TEV- DEM) ha avviato un processo rivoluzionario nel 2011. TEV-DEM è stato avviato dal PYD e consiste principalmente di strutture democratiche dirette e diverse organizzazioni e partiti. Lontano dall’interesse dell’opinione pubblica mondiale, che si aspettava principalmente la caduta del regime Ba’ath, Tev-Dem ha organizzato in modo forte la società curda, ed è diventato in breve tempo a più grande forza politica in Rojava, ed insieme al PYD ha liberato i territori del Rojava partendo da Kobani il 21 luglio 2012.

La “Rivoluzione del Rojava” che non ha partecipato con forza con qualsiasi forza armata fino alla fine del 2012, oggi si riferisce a questa data. Il blocco del partito di destra CNCS (Consiglio Nazionale Curdo in Siria) con stretti legami con il KDP di Barzani, non ha avuto nessun ruolo in questo processo di liberazione, e ha perso sempre di più il sostegno dalla popolazione curda. Con le comuni, i consigli del popolo, le accademie e le cooperative, TEV-DEM ha diffuso i pensieri e le pratiche rivoluzionarie nella società basate sul concetto di ” Confederalismo Democratico”. Questo è stato sviluppato dal detenuto Ocalan che aveva vissuto per 19 anni in Siria. È basato sul paradigma di una società democratica, comunale, e di genere liberata.

Questa rivoluzione sociale della gente più povera e maggiormente discriminata nello stato siriano è stata guidata nel complesso dalle donne in una fase molto precoce. A quel tempo la più grande solidarietà veniva dal Bakur da dove l’embargo, imposto dallo Stato turco dopo la liberazione del Rojava, poteva essere perforato. In Siria ma più in generale in Medio Oriente quasi nessuna forza politica aveva preso seriamente la giovane rivoluzione seriamente. A livello internazionale solo alcune organizzazioni politiche erano in forte solidarietà; questi erano gruppi che già lavoravano sul Kurdistan. Non c’erano quasi volontari internazionali, fino all’estate del 2014 solo alcuni rivoluzionari turchi si erano uniti alle YPG e alle YPJ. Tuttavia con arabi e siriaci locali principalmente, c’erano più di 1000 combattenti non curdi all’interno delle YPG/YPJ.

La partecipazione dei non curdi mette in luce un altro carattere cruciale di questa rivoluzione che è l’enfasi della sorellanza di tutte le culture e il rifiuto dello stato-nazione. Questo è stato un aspetto significativo quando nel gennaio 2014 l’Amministrazione democratica autonoma (AAD) è stata fondata con la più ampia inclusione degli arabi, dei siriaci e di ulteriori partiti curdi nelle principali regioni (cantoni) del Rojava. Lo sviluppo di una terza via democratica per la soluzione del sanguinoso conflitto in Siria è diventato il principale obiettivo della AAD. Tuttavia, ad un livello siriano ed internazionale la AAD non ha vissuto un serio riconoscimento come forza di opposizione e non è stata invitata ad unirsi ai colloqui di Ginevra sulla Siria. Le potenze politiche regionali ed internazionali non erano interessate a dare spazio a questo nuovo progetto politico.

Poco dopo la liberazione delle maggiori parti del Rojava, lo Stato turco ha fatto pressione sulle organizzazioni jihadiste reazionarie e nazionaliste in Siria per attaccare militarmente il Rojava. Gli attacchi erano iniziati nel novembre del 2012 a Serekaniye ed erano proseguiti nell’estate del 2013 quando IS (a quel tempo chiamato ISIS/ISIL), Al-Nusra e alcune unità delle FSA avevano avviato una grande campagna contro Cizre ed Afrin. Tutti successivamente erano stati sconfitti. Non c’era stata nessuna critica o iniziativa da parte di nessun governo regionale o internazionale contro questi attacchi. Il Rojava non faceva parte dei loro futuri piani per la Siria. Deve essere sottolineato che la rivoluzione e tutte le sue conquiste sono state realizzate completamente con la propria forza, popolazione e politiche e con il supporto dei curdi del Kurdistan del nord e di un numero limitato di internazionalisti.

L’affermazione che il regime siriano ha consegnato il Rojava a TEV-DEM e alle YPG/YPJ non è vera. Il momento della liberazione è iniziato quando c’è stato il momento di maggiore destabilizzazione del regime siriano nell’estate del 2012. TEV-DEM e le YPG avevano beneficiato di questa debolezza, e il regime non aveva altra scelta che accettare. TEV-DEM aveva compiuto la liberazione passo dopo passo e l’aveva completata nella primavera del 2013.

Una delle ragioni del successo del MLC negli ultimi 40 anni è stata quella di approfittarsi delle contraddizioni tra gli stati e le organizzazioni in Medio Oriente, senza diventare dipendente da una forza o da uno stato o di fare affidamento principalmente sulla propria forza e popolazione. Quando il quartier generale del PKK si era spostato in Siria nel 1980, il governo aveva permesso di aprire un campo militare in Libano e di avere un campo politico vicino a Damasco, ma non c’è mai stato un supporto finanziario o politico.

Per il PKK l’interesse della Siria, che aveva un serio conflitto con lo Stato della Nato della Turchia, era ovvio, ma allo stesso tempo era consapevole che non poteva durare per sempre. Spendo questo il PKK non è mai diventato dipendente dalla Siria, e si è assicurato le proprie finanze attraverso donazioni regolari da parte dei curdi di tutto il mondo, ed ha istituito molto presto campi militari nel Kurdistan del sud e ha organizzato molti curdi del Rojava clandestinamente sebbene non vi era una forte pressione politica da parte dello Stato. Così quando alla fine del 1998 Ocalan e molti membri del PKK avevano dovuto lasciare la Siria, l’organizzazione stava affrontando una seria sfida, ma ha potuto funzionare senza interruzione.

Quando nella primavera del 2014 sembrava esserci un certo equilibrio in e attorno il Rojava, tutto cambiò quando lo Stato Islamico aveva preso Mosul in una notte l’8 giugno 2014, e divenne una forza ideologica e militare molto forte. Con la sollecitazione del governo turco, IS avviò una grande offensiva nella metà del settembre 2014 contro Kobani[1].

Le più importanti truppe di elite di IS si unirono poi in questa offensiva nel marzo e luglio 2014, e le due campagne militari non ebbero successo. La città di Kobane, centro di una enclave tra la Turchia e i territori controllati da IS, era stata penetrata da ISIS il 6 ottobre.

Come è iniziata la cooperazione militare

Quando Mosul e ampie zone dell’Iraq erano state conquistate da IS, quasi tutti erano scioccati e internazionalmente IS era stata considerata una nuova grande minaccia. Mai prima d’ora nella storia recente una minaccia da parte di un attore non statuale era stata considerata così grande come nel casi di IS nel 2014. Questo era stato il caso della maggioranza della popolazione in Medio Oriente, in particolare i curdi, gli sciiti, gli eleviti/alawiti, i cristiani e altri non sunniti. Infatti IS aveva creato una grande organizzazione e una forza militare che sembrava veramente difficile da sconfiggere.

Infatti, c’è un altro sviluppo prima della resistenza di Kobani che aveva sollevato l’interesse internazionale nei resistenti “curdi liberi”: all’inizio dell’agosto 2014 sia il PKK e le YPG/YPJ avevano salvato più di 80.000 yazidi nella regione di Shengal e migliaia di cristiani, di Kakai ed altri nel Kurdistan del sud. Tutte le potenze regionali ed internazionali avevano solo guardato a quello che stava accadendo a Shengal. Se il PKK non avesse agito al momento giusto, decine di migliaia di yazidi avrebbero potuto essere assassinati in un genocidio. Questa era stata la prima resistenza di successo contro il crescente IS in una atmosfera dove chiunque si aspettava che IS avrebbe assunto il controllo di tutto l’Iraq e la Siria.

Sebbene non è stato testimoniato da immagini come è stato nel caso del confine di Kobani, aveva dato speranza alla popolazione di resistere contro ISIS. La resistenza ha cambiato l’opinione internazionale sul PKK in pochi giorni, dopo che per 2 o 3 decenni era stata definita come “organizzazione terroristica”. Questa resistenza ha avuto un impatto importante sulla formazione di una coalizione a guida internazionale contro IS[2].

Alcune settimane dopo, in agosto, la coalizione ha incominciato a bombardare IS in Iraq. Decine di stati si erano uniti, ma non la Turchia che considerava IS come “un bambino escluso arrabbiato” come aveva affermato il primo ministro Davutoglu in una dichiarazione all’inizio dell’agosto 2014.[3] 

Tuttavia questa coalizione si era focalizzata solo sull’Iraq e non c’era stata discussione per allargarla in Siria. La resistenza a Shengal da parte delle YPG/YPJ ha avuto un impatto importante nel migliorare la percezione globale dei curdi in Rojava. Essi avevano resistito duramente e coraggiosamente contro IS sin dal 2013, e non hanno lasciato il fronte sebbene non erano bene equipaggiati militarmente come IS, specialmente dopo che IS aveva confiscato grandi quantità di armi dell’esercito iracheno.

Dal 14 settembre 2014 IS stava avanzando verso la città di Kobani con una forza tecnicamente superiore, ma non così rapidamente come pianificato e con alcune serie perdite. Il 6 ottobre 2014 proteste di massa erano incominciate in tutte le città del Bakur, nelle grandi città di Turchia ed in altre centinaia di città in Europa e in altre parti del mondo in solidarietà con la popolazione di Kobani e contro il suo assedio da parte di IS e il sostegno a IS da parte del governo turco. Nel Bakur le forze di polizia avevano attaccato la popolazione in protesta e aveva ucciso circa 40 persone.  Anche nelle altri parti del Kurdistan si erano verificate manifestazioni di massa. Mai prima nella storia così tanti curdi in tutte le quattro parti del Kurdistan ed in ogni regione si erano sollevate insieme! In Europa, quasi tutte le principali città erano state piene di proteste quotidiane. La stampa mondiale aveva già coperto la guerra a Kobani da due settimane, e aveva inviato giornalisti sul versante turco del confine di Kobani. Nelle vicinanze decine di migliaia di persone stavano protestando continuamente il blocco del confine per Kobani da parte del governo turco. Media internazionali stavano riportando quotidianamente dal confine di Kobani mentre IS si stava avvicinando alla città che era diventata famosa nell’arco di due settimane. Il mondo poteva seguire per la prima volta dal “vivo” e giorno dopo giorno la crescente guerra in Siria. E nel caso di Kobane era chiaro che c’erano una parte cattiva e una parte buona: IS e i curdi.

Questa situazione aveva portato ad una forte richiesta da parte di milioni di curdi, di persone ed organizzazioni in solidarietà con i curdi, così come internazionalmente da parte di molte altre organizzazioni e persone che non erano mai state affiliate ai curdi, chiedendo un sostegno militare per i curdi che resistevano a Kobani. Anche la stampa internazionale aveva sollevato la questione sul perché gli Stati Uniti non intervenivano. La pressione internazionale diventava sempre più alta giorno dopo giorno. È stato in questo contesto che quando IS era entrato nella città di Kobani che gli Stati Uniti avevano deciso di bombardare dall’alto. Vale la pena di ricordare che solo una settimana prima che il Ministro degli affari esteri, John Kerry, aveva dichiarato che non vedevano alcuna speranza di difendere Kobani. Tuttavia in questa settimana molto era accaduto come descritto sopra. Si può dire che se gli Stati Uniti non avessero supportato i curdi a Kobani, avrebbero affrontato forti e durature critiche da parte della stampa internazionale, dall’opinione pubblica internazionale, compreso i curdi e degli altri popoli del Medio Oriente. Nonostante l’eroica resistenza, è veramente difficile affermare che le YPG/YPJ avrebbero potuto difendere la città di Kobani senza gli Stati Uniti. Il territorio è principalmente pianura e i combattenti delle YPG/YPJ e le armi da Cizire ed Afrin non potevano raggiungere Kobani a causa dell’embargo della Turchia. Altrimenti la difesa di Kobani senza il supporto americano sarebbe stata possibile. La sfida consisteva nel procurarsi armi pesanti, e non poi così tanti combattenti poiché centinaia di volontari del Bakur potevano attraversare il confine in azioni di massa, ma senza armi.

La cooperazione militare non era stata il risultato di lunghi negoziati tra i curdi del Rojava e gli Stati Uniti come di solito accade nel caso di una nuova imminente cooperazione militare. Piuttosto è iniziata sotto la pressione e una condizione politica specifica e non era chiaro quando sarebbe durata. Entrambe le parti hanno interessi di breve periodo, cioè la difesa di Kobani e fermare la crescita di IS in Siria ed Iraq. I due attori, che si trovano in posizioni ideologiche di conflitto, hanno iniziato a lavorare su di un comune obiettivo. Una delle parti rappresenta il capitalismo neoliberale e l’intervento militare come nessuna altra forza nel mondo ha mai fatto nella storia recente, e l’altra parte rappresenta uno dei popoli più oppressi nel mondo e il movimento rivoluzionario di maggiore successo in Medio Oriente con un nuovo concetto politico chiamato Confederalismo Democratico, che da speranza non solo ai curdi. Il paradosso è: Gli Stati Uniti hanno fatto di tutto per decenni per combattere i “curdi liberi” del movimento di liberazione curdo. Persino nel primo anno della guerra in Siria gli Stati Uniti hanno cooperato solidamente con la Turchia, l’Arabia Saudita ed altri al fine di rovesciare il regime Baath senza dare nessuno spazio al movimento di liberazione curdo. In realtà tutte le potenze e le forze coinvolte nella guerra siriana erano schierate contro il Rojava. In questo senso gli Stati Uniti sono stati contro ogni sforzo di includere i curdi del Rojava nei negoziati di Ginevra nel 2013 e nel 2014.

Motivazioni degli USA e dei curdi siriani per la cooperazione militare

Motivazioni per la cooperazione militare per entrambe le parti

2014. In questa parte verranno discusse le motivazioni delle due parti per la cooperazione militare; dapprima gli interessi a breve termine o ovvi, in una seconda fase gli interessi a lungo termine e non/ raramente espressi. La lotta contro lo Stato Islamico è un interesse essenziale( ufficiale) degli Stati Uniti nelle loro politiche internazionali.

La lotta contro IS è un interesse fondamentale (ufficiale) degli USA nelle loro politiche internazionali, in particolare aveva conquistato Mosul nel giugno 2014. Dato che il MLC stava resistendo con un certo successo contro IS, nelle particolari condizioni dell’estate e autunno 2014 ci fu una coincidenza di interessi a breve termine. La combinazione tra YPG/YPJ e USA in quel momento era l’unica opzione realistica per sconfiggere IS in Siria in modo sostanziale. Non bastava combattere IS in Iraq, in entrambi gli Stati era necessario sconfiggerlo, altrimenti sarebbe stato in grado di riprendersi continuamente. Tutte le altre forze di opposizione o non erano in grado di combattere IS o non erano interessate. Una collaborazione con il governo siriano era politicamente impossibile. La collaborazione militare tra le FSD e gli USA può essere paragonata alla collaborazione degli USA con l’Unione Sovietica contro il fascismo di Hitler tra il 1941 e il 1945 – appena 2-3 anni dopo la sconfitta della Germania nazista nelle relazioni tra le due potenze tornarono ad essere dominanti le contraddizioni. In altre parole: entrambe le parti sono state costrette a collaborare per essere in grado di sconfiggere IS. I curdi del Rojava non hanno chiesto unilateralmente agli USA di “avere sostegno”, pronti a dare seguito a qualsiasi condizione posta da parte del governo USA. Quindi è più appropriato parlare di collaborazione di due attori fiduciosi in se stessi su un livello di parità.

Questa è una ragione per il lavoro militare con le YPG/YPJ. Ricordate cosa è successo negli anni passati: quando l’insurrezione in Siria ha avuto inizio nel 2011, gli USA hanno sostenuto attivamente insieme alla Turchia, la maggior parte degli Stati del Golfo e altri alleati l’opposizione armata come lo FSA per far cadere il regime Ba’ath; ma non è successo in un tempo breve, quindi la guerra è diventata più profonda e milioni di persone sono state costrette a diventare profughi. In parallelo altri alleati come Turchia, Arabia Saudita e Qatar hanno iniziato a sostenere organizzazioni più reazionarie-fasciste-”islamiste”[4], inizialmente organizzazioni come Al Nusra e Ahrar Ur-Sham, ma quando anche queste organizzazioni non hanno avuto abbastanza successo, IS ha avuto un sostegno più profondo. Non è esagerato dire che questi tre stati (almeno) in parte hanno disegnato e coordinato queste organizzazioni. Se e come gli USA, Israele e altri grandi Stati della NATO sono stati coinvolti nel sostegno e nelle creazione di IS, allo stato non è assolutamente chiaro. Ma è sicuro che USA/NATO erano sostanzialmente consapevoli della sua costruzione, indirettamente hanno contribuito al suo sviluppo rendendo più profonda la guerra in Siria sostenendo attivamente le forze reazionarie descritte come “gruppi moderati di opposizione” di cui Al Nusra ha beneficiato direttamente. Anche se per altri interessi, il regime siriano ha cercato di evitare una guerra intensa con IS fino all’estate del 2014. Possiamo ritenere che o gli USA non volevano farlo appositamente perché un’organizzazione estremamente fascista come IS potesse presentarsi offrendo condizioni di nuovi interventi o non hanno valutato la forte dinamica nuova che è stata creata da IS. Forse è stata un combinazione di questo. Tuttavia la presa di Mosul nel giugno 2014 è stata un punto di svolta per i grandi stati della NATO perché non rimanessero più a guardare la rapida crescita di IS che metteva in pericolo l’intero sistema politico nel Medio Oriente e in altre parti del mondo.

Dall’altra parte le forze del Rojava, principalmente PYD, e rispettivamente le YPG/YPJ, erano in una situazione difficile perché la crescente forza di IS era forte dopo la presa di Mosul. Con una Turchia ostile alle spalle, che non attaccava ancora in modo diretto con le sue forze armate nel 2014, il Rojava aveva alcuni alleati minori in Siria, ma combatteva con diverse forze reazionarie che non erano confrontate con un embargo o lo scollegamento dei propri territori (le principali risorse umane e militari curde erano nel cantone orientale di Cizîre). La rivoluzione nel Rojava è stata fatta in condizioni molto difficili. Grazie alla propria forza e alla forte partecipazione della popolazione ha potuto resistere agli attacchi militari e costruire alcune importanti strutture politiche, ma c’era la sfida di sviluppare ed allargare per rompere l’embargo economico e politico. Prima la resistenza contro alcuni gruppi FSA, poi Al Qaida a alla fine IS (dall’autunno 2013) stava limitando questo obiettivo, ma stava anche sfidando i rivoluzionari a pensare ed agire in un senso più ampio. La costruzione di un’amministrazione autonoma democratica e la proclamazione dell’autonomia democratica nel gennaio 2014 ne sono state il risultato. È stata una discontinuità nella situazione difficile e a ha portato degli sviluppi positivi e stabilizzazione fino a quando IS ha conquistato Mosul.

La collaborazione militare è iniziata con la sconfitta militare di IS a Kobanî dove consisteva principalmente in bombardamenti aerei contro IS in coordinamento con le YPG/YPJ. Non era chiaro se sarebbe continuata a medio termine. Le note sui colloqui del 14 marzo 2015 di diversi parlamentari HDP (Partito Democratico del Popolo) con il leader del PKK in carcere Abdullah Öcalan affermano che gli USA hanno fatto pressione sulle YPG/YPJ perché accettassero di far parte della struttura di comando dei Peshmerga del KDP e che Öcalan ha preso posizione contro questo.[5] In base a questo possiamo ritenere che c’è stata pressione da parte degli USA sulle forze rivoluzionarie del Rojava perché si subordinassero al KDP del Kurdistan del sud sotto Barzani, per decenni alleato degli USA, che ha affrontato il Rojava con un embargo. È probabile che questa fosse la seconda motivazione a medio termine degli USA per sostenere le YPG/YPJ con attacchi aerei nell’assedio di Kobanî. Il MLC (MLC) con un forte passato di resistenza non ha accettato questa pressione. Va notato che durante la primavera e l’estate del 2015 la collaborazione militare non è stata intensa. Per esempio le battaglie del fiume Xabur (Khabur) nella primavera del 2015 sono state scarsamente sostenute dagli USA con attacchi aerei. Tuttavia dall’autunno 2015 la collaborazione si è di nuovo intensificata.

Senza dubbio ci sono motivazioni diverse e a lungo termine per gli USA per iniziare la cooperazione militare con le YPG/YPJ/FSD contro IS. Una è quella di ritornare sulla scena politica in Medio Oriente dopo l’occupazione dell’Iraq nel 2003 come forza considerata principalmente positiva. Bisogna ricordare che l’occupazione USA dell’Iraq nel 2003 è stata criticata a livello globale da molte persone, organizzazioni e potenze politiche. Negli anni seguenti le critiche sono cresciute significativamente tra la popolazione in Medio Oriente, fino al punto che gli USA diventarono una forza indesiderata in quasi tutti i paesi a maggioranza musulmana. L’opinione sugli USA non è stata così negativa come negli anni precedenti il 2014. Così per gli USA è stata l’opportunità di ritornare in Medio Oriente con una missione positiva. In questo senso i bombardamenti di IS in Iraq e Siria sono stati accolti favorevolmente dalla maggioranza della popolazione del Medio Oriente, dal governo iracheno, e fatta eccezione per la Siria (che aveva una specie di posizione neutrale), ufficialmente per tutti gli altri governi nella regione; non ci sono state grandi critiche rispetto a questi bombardamenti da parte di governi o di organizzazioni internazionali.

Questo impegno militare è stato fatto anche con l’interesse di limitare l’influenza dell’Iran in Iraq che è cresciuto in particolare negli anni dopo la ritirata degli USA dall’Iraq nel 2011. Il nuovo Primo Ministro iracheno, Abadi designato nel luglio 2014, è più vicino agli USA del suo predecessore Al-Maliki. L’interesse degli USA di limitare l’Iran in Iraq e in Siria è diventato più importante dopo che Trump è stato eletto come Presidente USA. L’Iran è diventato di nuovo uno degli obiettivi principali della sua politica estera. Per rafforzare la motivazione degli USA a continuare la cooperazione militare con le FSD dopo la sconfitta totale di IS in Siria. Questo è già stato dichiarato dal governo USA dopo la liberazione di Raqqa. Ma questo non significa che un sostegno a lungo termine per le FSD sia diventato automatico perché gli USA possono fare in ogni momento accordi con la Russia su una molteplicità di temi in Siria/Medio Oriente che possono includere anche la fine del coinvolgimento militare in Siria.

Rispetto all’interesse di limitare il ruolo dell’Iran in Iraq gli USA non volevano perdere un’influenza in Siria sul lungo termine. Come detto più sopra, gli USA hanno cercato di avere una forte influenza in Siria attraverso altri gruppi sostenuti per diversi anni. Senza la cooperazione militare con le FSD gli USA si sarebbero ritirati dalla Siria – gli USA non volevano lasciarla come il Vietnam nel 1975. Questo a sua volta può avere impatti su altri interessi più grandi in Medio Oriente. Se gli USA possano avere una grande influenza in Siria è un’altra questione dato che le FSD/FDSN non sono interessate a dare molto spazio agli USA in Siria del nord sul lungo termine.

Un’altra ragione era di limitare la nuova politica dello Stato turco che mira a diventare una potenza regionale con caratteristiche imperialiste e meno collegamenti con la NATO. In particolare dal 2011 la Turchia segue diverse strategie e una modalità che cerca di trarre vantaggio dalle insurrezioni in Nord Africa e in Medio Oriente e dalle contraddizioni tra le potenze internazionali, in particolare tra USA e Russia. Il piano della Turchia era di aumentare la propria influenza in Medio Oriente in particolare attraverso il rovesciamento del regime Ba’ath in Siria – non tutto rispetto alla Siria era coordinato con USA/NATO. Consideriamo che nel 2012-2013 in Egitto con Mursi i Fratelli Musulmani erano la forza con legami molto stretti con il governo dell’AKP. Anche il sostegno ad Al Nusra e IS in Siria e in Iraq era parte di questa strategia. Dall’altra parte la Turchia ha bypassato l’embargo degli USA all’Iran . La NATO guardava con sospetto a questa politica del suo alleato per diversi anni. Così il sostegno per i curdi liberi in Siria può essere considerato anche come un buono strumento per limitare le aspirazioni “ottomane” della Turchia nel Medio Oriente e imporre concessioni, tra l’altro anche rispetto alle crescenti relazioni economiche, politiche e militari con la Russia.

C’è un’altra motivazione che è collegata direttamente con i curdi che ha diversi aspetti e nell’ultimo periodo è stata discussa anche nel MLC. Il sostegno USA per il KDP e il PUK nel Kurdistan del sud era per rafforzarli come forza politica curda che avrebbe fatto affidamento in modo forte sugli USA. Così poteva servire agli interessi USA/NATO in Iraq e in tutte le quattro parti del Kurdistan. Mentre per lungo tempo non è stato previsto alcuno status per i curdi, con la crescente resistenza in tutte le quattro parti del Kurdistan stava diventando più pericoloso per i quattro stati regionali coloniali collegati alle potenze imperialiste mantenere la repressione dei curdi. Così gli USA con pragmatismo nelle politiche internazionali hanno iniziato a perorare i due principali partiti nel Kurdistan del sud per politiche future che comprendono interventi o pressioni politiche nei quattro stati colonialisti. In questo quadro era desiderio solo degli USA che il KDP e il PUK diventassero nel tempo dominanti anche nelle altre tre parti del Kurdistan e limitassero il MLC con Abdullah Öcalan al centro della sua ideologia. Mentre l’obiettivo rispetto al Kurdistan del sud ha avuto fondamentalmente successo fino agli anni 2000, l’obiettivo rispetto alle altre tre parti del Kurdistan è fallito. Il MLC di sinistra e autonomo è di nuovo riuscito a diventare più forte nel Kurdistan del nord dopo il complotto internazionale contro Öcalan nel 1998/1999. A partire dal 2005 nel Kurdistan orientale (Rojhilat) il MLC è diventato piuttosto forte e ha sfidato i partiti tradizionali KDP-Iran e Komala. L’insurrezione in Siria iniziata nel 2011 ha reso possibile la rivoluzione nel Rojava e il CNCS negli anni si è indebolito. Tuttavia dopo un picco politico ed economico a seguito dell’occupazione dell’Iraq da parte degli USA nel 2003 il ruolo guida delle parti è stato gradualmente svantaggiato. Il PUK è andato in crisi prima per via delle diffusa corruzione che ha portato alla fondazione di un nuovo significativo movimento dal nome Goran, Barzani ha potuto conservare ancora la sua posizione di forza nel Kurdistan del sud. Il KDP e il PUK hanno reagito alla critica con l’aumento della repressione contro ogni tipo di opposizione. Allo stesso tempo più di prima i due partiti hanno cercato di vincolare la popolazione attraverso un esteso settore pubblico. Sono rimasti politicamente angusti, ossia nazionalisti e clientelari. Dopo il 2008 il KDP ha sviluppato forti relazioni politiche ed economiche con il governo turco dell’AKP in parallelo al deterioramento delle relazioni con Baghdad. Dopo il 2011 quando il KDP è diventato più legato alla Turchia, il Kurdistan del sud ha esportato petrolio attraverso la Turchia e il governo di Baghdad ha fermato il flusso di denaro dalle esportazioni di petrolio iracheno. Questi furono gli anni in cui la Turchia già iniziava a seguire obiettivi molto lontani da USA/NATO e poteva legare il KDP, cosa che agli USA non piaceva affatto. Quando IS ha attaccato il Kurdistan del sud nell’agosto 2014 il sistema era così corrotto, privo di una visione e alienato dalla popolazione che i due partiti hanno chiesto al PKK di aiutarli contro IS. In effetti il ruolo del PKK era importante nella difesa contro IS. Dal 2014 anche la crisi economica è diventata fortemente percepibile nel Kurdistan del sud. La crisi crescente ha raggiunto il suo picco dopo che il Parlamento è stato chiuso nel 2015 e Barzani è rimasto Presidente senza una base legale.

Al contrario la visione di Abdullah Öcalan’ è un’ispirazione importante per un approccio molto nuovo, inclusivo e radicalmente democratico che trova opportunità di attuazione. Nel Kurdistan del nord e occidentale milioni di persone fanno parte di varie organizzazioni, sono state formulate coalizioni di successo per la democrazia con turchi, arabi e altri. Nel Kurdistan orientale milioni di persone simpatizzano con Öcalan, anche se non hanno lo spazio per organizzarsi. Anche nel Kurdistan del sud sempre più persone sono attratte, in particolare yazidi e giovani nella regione di Silemani. Una nuova dinamica sociale che va oltre l’idea dello Stato Nazione e ha il potenziale per una prospettiva democratica in tutti e quattro gli stati del Kurdistan. Questo modello nuovo “moderno, democratico, attrattivo e che da ispirazione” ha una dinamica e una caratteristica forte che finora altri non sono stati in grado di mostrare.

È molto probabile che gli USA abbiano anche lo scopo di capire e strumentalizzare questa nuova dinamica rivoluzionaria che viene dal MLC. A parte il Confederalismo Democratico non c’è nessuna proposta politica per la crisi multidimensionale dei paesi del Medio Oriente. Né gli stati occidentali né il blocco russo-cinese possono proporre qualcosa che possa ispirare fortemente la popolazione – sono a corto di idee. La discussioni è quasi solo su “sconfiggere i terroristi, stabilità e costruire muri contro i rifugiati.” Tutti gli stati regionali vogliono una restaurazione come con il Congresso di Vienna del 1815 per l’Europa. Concetti politici giustificati attraverso l’Islam che è arrivato al potere “come alternativa” restano anti-democratici, conservatori e contrari alle donne e finiscono con entità politiche estremamente repressive nel giro di pochi anni – si vedono Iran, Egitto, Arabia Saudita, Talebani e and IS così come la Turchia sotto l’AKP con il “ruolo di modello per i paesi musulmani” a lungo discusso.

Se gli USA pensano che nel futuro vicino (o lontano) hanno interpretato nel modo giusto il MLC e possono rendere dipendente il MLC discuteranno su come sarà possibile usare il MLC per i propri interessi. Cosa potrebbe essere questo è difficile da descrivere nel dettaglio. Ma quello che sarebbe possibile è che gli USA vogliano o “mettere” l’intero MLC o disconnettere il Rojava alle altre parti del MLC. Quest’ultima cosa potrebbe essere offrire sostegno militare e un sostegno militare attivo a livello internazionale con la promessa di ottenere uno status politico forte in Siria se la FDSN non considererà più Öcalan come leader ideologico, rigetta ogni forte solidarietà e relazioni con il MLC in Bakur (che significherebbe anche prendere le distanze dal PKK) e da anche spazio nel Rojava per il KDP di Barzani e il PUK.

Tuttavia una cosa è certa: le potenze internazionali con caratteristiche imperialiste come gli USA in genere cercano di incorporare/assorbire tutte le forze locali/regionali con le quali collaborano e spesso sfruttano una forza contro l’altra secondo il principio: Dividi et impera. Quello che può essere iniziato, in base alle esperienze della politica estera USA, è che gli interessi USA non saranno democratici e nell’interesse dei curdi e di altri popoli de Medio Oriente. Ma perché gli USA siano in grado di strumentalizzare la relazione, serve una relazione di dipendenza. Fin dall’inizio della cooperazione militare nell’ottobre 2014, non è questo il caso e l’equilibrio nelle relazioni non unilaterali non è cambiato in modo significativo.

Certamente sarebbe molto più difficile per il progetto democratico Rojava/Siria del nord sopravvivere e difenderlo, se gli USA cessassero immediatamente ogni cooperazione militare. La Federazione Democratica Siria del nord (FDSN), che comprende enormi aree dominanti arabe, sarebbe più aperta ad attacchi dalla Turchia e da parte delle forze del regime siriano. IS non costituisce più una minaccia esistenziale. Ma qui va detto che le YPG/YPJ hanno difeso i loro territori prima della cooperazione con gli USA. Ora hanno molti più combattenti, capacità tecniche quindi una maggiore capacità di difesa e sostegno nella popolazione, senza dubbio avranno di nuovo capacità di mostrare una grande resistenza. Né Turchia né esercito turco potrebbero con facilità occupare terre liberate delle FSD/FDSN. Forse potranno occupare alcune aree in un breve lasso di tempo, ma questo implicherebbe una grande guerra con risultati imprevedibili. Le FSD e la Siria del nord libera da sole non sono in alcun modo così vulnerabili come si potrebbe pensare. Piuttosto la capacità di difesa sta crescendo con mezzi aggiuntivi come le Forze di Difesa Sociali (HPC). Le HPC consistono di migliaia di persone nelle comuni oltre alle FSD e alle forze Asayish (sicurezza), i componenti sono legati alle loro comuni, quindi si trovano nei posti dove vivono e hanno la capacità di difendere le loro case contro ogni minaccia. In altre parole, larghe parti della popolazione diventano capaci di difendersi da sé.

Nonostante le operazioni militari di liberazione delle FSD contro IS vadano avanti, quasi tutto il territorio controllato da IS è stato liberato da loro, in particolare Raqqa, o conquistato dall’esercito siriano nel 2017. Attualmente c’è una specie di competizione tra le FSD e l’esercito siriano, fortemente sostenuto dall’aviazione russa e dalle forze iraniane,nella provincia orientale di Deir Ez-Zor dove ci sono i maggior giacimenti petroliferi e di gas siriani e che allo stesso tempo è una zona di confine con l’Iraq. Tra le due forze in avanzamento di tanto in tanto ci sono tensioni, create sempre dall’esercito siriano che vuole limitare le FSD nella loro avanzata. In ogni caso possono essere affrontate attraverso un approccio responsabile da parte delle FSD e anche i negoziati continuativi tra USA e Russia. Tuttavia se IS verrà completamente sconfitto all’interno del territorio dello Stato siriano, questo non significherebbe che l’esercito siriano inizierebbe attacchi militari contro le FSD. Una ragione per questo è ovviamente la cooperazione in corso FSD-USA, un’altra è che le FSD sono piuttosto forti e la terza è un’attesa concentrazione su organizzazioni legate ad Al Qaida a Idlib, Dara e in altre regioni.

Relazioni con la Russia e capire la geopolitica

La cooperazione della Russia con le FSD

Quando la Russia ha ritirato i suoi osservatori militari dalla regione di Afrîn nel luglio 2017 e la Turchia ha minacciato di invadere Afrîn, il MLC ha chiaramente dichiarato che resisterà nel modo più forte a ogni tipo di invasione. La Russia, che ha una certe relazione con le FSD e l’Amministrazione Autonoma Democratica (AAD) di Afrîn e Aleppo, con questo passo puntata ad aumentare la pressione su Afrîn perché accettasse una specie di sovra o co-governo del regime Ba’ath ad Afrîn. Dopo alcune settimane gli osservatori sono tornati ad Afrîn che non ha fatto passi indietro, piuttosto un altro centro di osservazione FSD-Russia è stato aperto ad Afrîn. Da allora gli attacchi quotidiani della Turchia sono significativamente diminuiti, ma la minaccia verbale continua.

Lo scopo della Russia nelle relazioni con le FSD/AAD di Afrîn e Aleppo così come con l’intera FDSN ha molti aspetti che sono ovviamente in relazione tra loro. L’obiettivo principale della Russia è di includere le aree liberate della Siria del nord nel ripristinato Stato Nazione della Siria con alcuni cambiamenti minori nel sistema politico. Non c’è una visione di una vera soluzione democratica. Per raggiungere l’obiettivo è importante che allo stato attuale le FSD non rendano più profonda la cooperazione militare con gli USA e mettano presto fine a questa cooperazione militare. Se la Russia perde del tutto le FDSN/FSD in questo momento del conflitto armato in Siria, le relazioni tra FDSN e USA potrebbero diventare più profonde e la Russia perderebbe lo spazio per interventi politici.

Un secondo obiettivo della Russia è di usare la cooperazione limitata con le FSD contro la Turchia, come fanno gli USA. Mentre la Turchia voleva rovesciare il regime Ba’ath nei primi anni del conflitto siriano, dal 2016 si concentra quasi solo sul limitare il crescente potere del nuovo progetto democratico nel Rojava/Siria del nord. Questo approccio da parte del governo turco da alla Russia l’opportunità di giocare con le paure della Turchia rispetto agli sviluppi a favore delle FDSN. Dato che ha da anni forti relazioni politico-economiche con la Turchia, che sono molto importanti per la Turchia, la Russia ha permesso all’esercito turco di invadere la regione a triangolo tra Jarablus, Al-Bab e Azaz in Siria del nord. L’invasione ha impedito che i territori liberati dalle FSD di Kobanî e Afrîn potessero essere collegati. Allo stesso tempo, con l’esercito turco all’interno della Siria la Russia può fare pressione sulle FSD. Questo approccio è stato sviluppato dalla Russia permettendo alla Turchia di entrare nelle parti settentrionali di Idlib ala fine di ottobre 2017, cosa che permette l’accerchiamento di Afrîn da nord.

La Russia mostra continuamente impegno rispetto al fatto che l’allargamento e il radicamento della FDSN potrebbe trovare un modo per un accordo con il regime Ba’ath. La FDSN ha dichiarato diverse volte che loro cercano un accordo strategico con il regime siriano che potrebbe rendere la Siria democratica e federale. È diventato pubblico che le due parti si sono incontrate diverse volte, ma finora senza un accordo di principio. Per molto tempo in questi incontri il regime siriano era pronto ad accettare solo diritti culturali per i curdi e a rafforzare le municipalità, le FDSN insistevano che la realtà per una democrazia estesa in Siria del nord e una democratizzazione di base di tutta la Siria verrebbe accettata. Tuttavia, con una piccola sorpresa alla fine di ottobre del 2017 il Ministro degli Esteri siriano, Muallim Walid, ha detto che negoziati sull’autonomia principalmente per le regioni curde possono essere discusse, cosa che costituisce un passo avanti. Ma questa è una proposta pericolosa e inaccettabile perché fondamentalmente dividerebbe regioni liberate a maggioranza curda e regioni liberate a maggioranza araba. Tuttavia molto probabilmente dopo la fine di IS in Siria inizieranno negoziati seri e duri.

La FDSN considera le sue relazioni con la Russia benefiche sotto diversi aspetti. Un obiettivo è di limitare gli attacchi da parte dello Stato turco contro i territori liberati dalle FSD. Nel 2017 lo Stato turco con le sue aggressioni è diventato una minaccia più grande di IS. Un altro obiettivo è di usare l’influenza della Russia per fare pressione sul regime siriano per negoziare davvero su una soluzione democratica in Siria e includere la FDSN nei negoziati internazionali per mettere fine al conflitto armato in Siria. Sembra che la Russia abbia, tra le altre, l’intenzione di non aumentare il suo coinvolgimento militare in Siria (per via di capacità limitate che sono minori di quelle degli USA), piuttosto di ridurle appena possibile. Il terzo obiettivo è di non rendere troppo profonde le relazioni con gli USA e di beneficiare delle contraddizioni delle due potenze internazionali e regionali. Negli anni recenti l’equilibrio tra le due potente internazionali è stato abbastanza di successo, ma è sempre molto difficile. Nessuno dei due è considerato positivo dato che entrambi seguono i propri interessi strategici, hanno un carattere imperialista e hanno alleati strategici in Medio Oriente che negano i diritti collettivi dei curdi. Tuttavia entrambi gli stati hanno nelle loro politiche internazionali l’interesse di restare in contatto o anche di sviluppare i legami con i curdi che ora includono il MLC – anche se forse solo tatticamente – e non il governo del Kurdistan del sud.

Come si è sviluppata la cooperazione militare

All’inizio la cooperazione militare era limitata al cantone di Kobanî. Gli USA e pochi altri Stati della coalizione internazionale anti-IS hanno bombardato in base alle coordinate di IS fornite dalle YPG/YPJ. Come descritto più sopra nella primavera e estate 2015 c’è stato un livello basso nella cooperazione. Nell’autunno 2015 la prima pianificazione maggiore per la liberazione di determinate aree è iniziata mentre veniva liberata Tal Abyad nel giugno 2015 senza un sostegno significativo da parte della coalizione globale anti-IS. Era anche il tempo in cui molti altri gruppi armati, in prevalenza arabi, hanno iniziato a collaborare con le YPG/YPJ. La discussione è risultata nella fondazione delle Forze Siriane Democratiche (FSD) nell’ottobre 2015. La creazione delle FSD non è un’invenzione degli USA come molte fonti affermano. Le YPG/YPJ sono sempre state interessate a formare alleanze strategiche con forze non rivoluzionarie in Siria. Così, nel settembre 2014, pochi giorni prima del grande attacco di IS a Kobanî, è stato creato il Vulcano dell’Eufrate con alcune unità dell’ESL – politicamente una grande coalizione dei diversi popoli della Siria è stata creata con le tre Amministrazioni Autonome Democratiche nel gennaio 2014. Tuttavia un esame delle strutture delle FSD e discussioni generali mostrano che gli USA non alcun ruolo, anche se successivamente ufficiali USA lo hanno affermato. Ovviamente gli USA hanno accolto favorevolmente questo passo dato che da allora in avanti potevano collaborare con un’alleanza curdo-araba e non solo con i curdi. Questo da una giustificazione più alta per il loro coinvolgimento contro la critica diffusamente espressa, in particolare da parte della Turchia.

La prima operazione congiunta di FSD e USA è stata organizzata a sud della città di Hêseke (Al Hasakah) e in alcune aree a sud di Kobanî, compresa la diga di Tishreen, nel tardo autunno 2015 e inverno 2016. Poi nella primavera 2016 la discussione sulla liberazione di Raqqa è diventata più nota al pubblico. Mentre le FSD volevano marciare verso Afrîn, gli USA erano interessati ad attaccare la capitale di IS, Raqqa. Un principio importante per le FSD è di liberare solo aree dove una parte significativa della popolazione lo richiede e si unisce alla liberazione. Altrimenti le FSD verrebbero considerate una forza occupante. Questo sostegno da parte della popolazione locale esisteva per aree ad ovest di Kobanî, ma in quel periodo non tanto a Raqqa.

Ciononostante il 24 maggio 2016 le FSD hanno annunciato un’operazione per liberare le aree a nord di Raqqa e gli USA le hanno sostenute dal cielo. Tuttavia una settimana dopo l’operazione ha trasformato il suo obiettivo in Minbiç (Manbij) senza coordinarlo con gli USA e il movimento verso Raqqa è cessato. I comandanti FSD informarono l’autore in un’intervista all’inizio del 2017 della modifica dell’obiettivo; doveva esprimere la volontà di liberare aree tra Kobanî e Afrîn. Nei giorni successivi le FSD liberarono rapidamente territori nella direzione di Manbij città, mentre gli USA non le sostenevano. Quando i dintorni di Manbij città erano già stati conquistati, gli USA iniziarono a sostenere questa operazione contribuendo a portarla al successo finale il 12 agosto 2016. Questo caso è uno degli esempi di come funziona la cooperazione tra FSD e USA e che non è unilaterale.

Quasi due settimane dopo, alla fine di agosto 2016, l’esercito turco iniziò la sua occupazione di Jarablus e si mosse verso Azaz e Al-Bab. Per diversi gironi le FSD cercarono di liberare territori di IS a sud di Jarablus e di colpire l’esercito turco. Nonostante l’esercito turco abbia subito perdite, riuscì a prendere Jarablus città dato che IS non ha combattuto contro di loro e si è ritirato nel giro di un giorno. Tuttavia dopo diversi giorni si è arrivati a un cessate il fuoco di fatto tra le FSD e l’esercito turco che venne negoziato dagli USA. Dato che gli USA consentirono l’invasione turca il coordinamento tra le FSD e gli USA andò in crisi per diverse settimane. Quello che qui è successo, in primo luogo è che gli USA erano d’accordo con l’invasione turca, poi sono apparsi come negoziatori di cessate il fuoco tra le due forze con le quali cooperano. Così gli USA hanno esercitato una forte pressione sulle FSD per la prima volta dall’inizio della cooperazione militare.

Ciononostante nei mesi successivi le FSD cercano di avanzare verso la città di Al-Bab come l’esercito turco. Riuscirono a liberare molti villaggi da IS intorno alla città di Arimah a ovest di Manbij, ma sempre inseguite dall’esercito turco e da gruppi armati sostenuti dalla Turchia. Le FSD hanno combattuto con il sostegno degli USA che ha messo una linea a 15-20 km a ovest di Manbij città, che non volevano venisse attraversata dalle FSD e quindi non hanno sostenuto un’avanzata verso Arimah. Sfortunatamente le FSD non sono riuscite ad avanzare fino ad Al-Bab città che era stata consegnata nel febbraio 2017 da IS alla Turchia dopo due mesi di attacchi turchi senza successo. Durante lo stesso periodo una campagna militare simile si muoveva da Afrîn verso Al-Bab, le FSD liberarono dozzine di insediamenti intorno alla città di Tel Rifat ma nessuno ebbe successo per acquisire Al-Bab città.

Un altro esempio di come le FSD sono riuscite ad ottenere successi senza il sostegno degli USA è stato alla fine del febbraio 2017 quando le truppe turche e gruppi armati sostenenti dalla Turchia hanno pesantemente attaccato le FSD intorno alla città di Arimah. Dopo due settimane riuscirono a conquistare solo un villaggio che attualmente è stato lasciato per ragioni militari. Dovrebbe essere considerato che l’esercito turco ha attaccato con molti carri armati e armi pesanti. Dopo alcune settimane i combattimenti sono cessati perché le FSD fecero un accordo con la Russia e la Siria che inviò osservatori intorno alla città di Arimah. Gli USA inviarono osservatori sul fronte settentrionale di Manbij lungo il torrente Savur. Da allora le truppe turche non hanno più attaccato Manbij in modo massiccio.

Nel novembre 2016 alla fine ebbe inizio l’operazione per liberare la regione di Raqqa. Nei primi mesi sono state liberate le aree a nord, nordovest e nordest e la città non era stata ancora molto avvicinata. Tuttavia il coordinamento militare tra le FSD e gli USA era diventato migliore di prima; comprendeva anche degli addestramenti. Per addestramenti e coordinamento almeno cento soldati USA si trovano in Siria del nord, ma in genere non si uniscono ai combattimenti – solo in pochi casi nel 2017 a Raqqa città.

Nel frattempo Donald Trump divenne Presidente USA e oltre alle munizioni, per la prima volta gli USA inviarono una serie di armi medio pesanti, equipaggiamento militare e veicoli alle FSD per l’operazione Raqqa. In effetti quello che aveva preparato l’amministrazione Obama è stato messo in atto da Trump. Nel marzo 2017 l’operazione di liberazione ha fatto un passo a sorpresa e ha liberato alcune aree a ovest del lago della diga di Tabqa (lago Assad) da dove un mese dopo è stata liberata la città di Tabqa. Il 6 giugno 2017 alla fine l’operazione verso Raqqa è iniziata e le FSD sono rapidamente entrate nella città. Il progresso è stato solo lento all’interno della città che IS ha difeso con ogni mezzo a sua disposizione. Molto prima di quanto atteso, a metà ottobre 2017, con attacchi intensi da parte delle FSD e bombardamenti aerei USA la città di Raqqa è stata liberata completamente. Poche settimane prima, nel settembre 2017 le FSD avevano iniziato l’operazione Tempesta di Cizîre per liberare tutta la ragione a est del fiume Eufrate in Siria orientale nella provincia di Deir Ez-Zor. Questa operazione è iniziata senza finalizzare la liberazione di Raqqa correndo qualche rischio, ma l’esercito siriano stava avanzando verso la città di Deir Ez-Zor. Le FSD hanno effettivamente avuto successo nel liberare la regione a est del fiume Eufrate. Come risultato la forza di IS in Siria si è ridotta quasi del tutto.

Dall’operazione Raqqa sembra che la cooperazione militare tra USA e FSD funzioni senza alcuna crisi. Ma non è chiaro cosa succederà dopo che IS in Siria sarà sconfitto del tutto.

La cooperazione è militare, non politica

Nonostante la cooperazione militare tra FSD e la coalizione globale anti-IS a guida USA si sia sviluppata particolarmente con l’operazione Raqqa, non si può parlare di una cooperazione politica. Gli USA distinguono molto chiaramente tra la dimensione politica e quella militare. Quello che chiede la FDSN non è una cooperazione strategica o una “lode da parte degli USA”, ma l’inclusione nei negoziati internazionali su una soluzione politica, in particolare nei colloqui di Ginevra. Dal 2015 funzionari USA hanno detto diverse volte che questo andrebbe bene, anche la Russia ha detto la stessa cosa, ma fino ad oggi non ci sono stati progressi a questo proposito. Il fatto che le due maggiori potenze internazionali non possano includere un attore importante nei negoziati internazionali su un pesante conflitto armato, mostra o che le due potenze non sono veramente interessate ad includere la FDSN nei negoziati internazionali o che le relazioni con altri attori in questo conflitto sono ancora troppo importanti per loro e che quindi le relazioni con la FDSN non sono strategiche e che per loro è previsto solo un ruolo di attore subordinato nell’intero processo. In ogni caso fino a quando la FDSN non è al tavolo come attore alla pari, non può essere raggiunta una soluzione politica complessiva per la Siria.

Ci sono diverse ragioni perché gli USA agiscono in questo modo. Il più ovvio e pressante è l’ostilità dell’alleato turco della NATO nei confronti della FDSN. Gli USA sono interessati a non entrare in un conflitto aperto con la Turchia, almeno non in questo periodo. La Turchia gioca contro la NATO con l’opzione di approcciare più di uno degli Shanghai 5 che comprendono Russia, Cina e Iran. L’opposizione siriana sciovinista, rappresentata principalmente dalla Coalizione Nazionale Siriana, ha ancora relazioni con gli USA, anche se non tanto quanto anni fa, sta lavorando contro la FDSN anche a livello internazionale. Anche tutti gli altri stati del Medio Oriente e dell’Europa non sono interessati al fatto che una nuova forza democratica ottenga audience a livello internazionale. Così l’embargo politico contro la FDSN e le FSD continua.

Nonostante il governo USA rifiuti accuse pubbliche da parte del governo turco rispetto al fatto che le YPG sarebbero terroristiche e che le forniture di armi USA per le FSD verrebbero consegnate al PKK, non hanno mai detto in pubblico niente di positivo sul processo politico in Rojava/Siria del nord. Solo alcuni alti ufficiali hanno speso parole positive sulle FSD. Fino ad ora gli USA non hanno mai permesso che una persona di rilievo della FDSN o delle FSD visitino gli USA. Inoltre non ci sono compagnie USA coinvolte in investimenti economici o attività economiche nella FDSN e non ci sono preparativi del genere. La FDSN ha invece approvato leggi che prevengono potenziale monopolizzazione e controllo da parte di investimenti internazionali che allo stato attuale non esistono.

Nonostante la relazione militare tra Russia e FSD sia molto meno sviluppata che tra USA e FSD, politicamente la Russia fa dichiarazioni più dirette e positive sui curdi siriani e la FDSN. Per esempio la Russia all’inizio del 2017 ha preparato una bozza per una nuova costituzione e ha detto più spesso degli USA che i curdi andrebbero coinvolti nei negoziati internazionali. Solo di recente la Russia ha annunciato un “congresso dei popoli della Siria al quale il PYD/i curdi verrebbero invitati”.

Si può concludere che a parte la pressione da parte del governo turco o di altri governi nel Medio Oriente, sembra che gli USA non abbiano interessi strategici nel fare dichiarazioni positive sulla FDSN – almeno per ora. Per capire l’approccio degli USA è necessaria una breve analisi delle guerre in Medio Oriente.

Il MLC dice che attualmente stiamo vivendo la Terza Guerra Mondiale che ha il suo epicentro nel Medio Oriente con la Siria nel centro assoluto. Ci sono altre principali linee. La prima è l’imperialismo internazionale rappresentato principalmente da USA e Russia. La seconda linea comprende le potenze sostenitrici dello status quo con i principali attori Turchia, Iran e Arabia Saudita che hanno anche loro caratteristiche imperialiste. La terza linea è quella delle linee rivoluzionarie e democratiche guidate dalla Rivoluzione del Rojava e dal PKK. Tutte le tre linee si combattono a vicenda, anche le forze della prima e della seconda. Il risultato sono complicate alleanze in continuo cambiamento e conflitti armati. Tutte le forze sviluppano relazioni con le altre che sembrano essere in contraddizione, per ottenere i loro interessi strategici.

Questo è legato alla crisi profonda e strutturale della modernità capitalista che si vive principalmente in Medio Oriente. Non basta avere un approcci ideologico e politico come fanno molte organizzazioni socialiste e di sinistra, è invece cruciale un approccio organizzativo e militare. Senza essere dogmatici è necessario combattere trame, ma anche essere in grado di ristrutturare la propria organizzazione in base alle condizioni e capire le dinamiche e contraddizioni di altri attori per essere in grado di beneficiarne. L’obiettivo deve essere difendere le conquiste e costruire una società forte auto-organizzata ovunque possibile e creare la base per rafforzare il proprio potere. La creazione di aree di libertà non è possibile solo con forze amiche. Una posizione dogmatica porterà alla sconfitta, quindi ogni passo va calcolato bene, in particolare per i curdi che sono stati colonizzati da quattro Stati Nazione. Il MLC agisce con questo approccio fin dalla sua fondazione, è per questo è riuscito ad acquisire l’attuale livello di forza. Attualmente il MLC contribuisce al caos esistente che ha portato alla disgregare il ruolo delle potenze imperialiste che sembrava forte. Il potenziale della crisi è: o la modernità capitalista sarà restaurata in Medio Oriente e governerà per altri 100 anni o verranno create brecce di libertà per tutta l’umanità. Questo è il motivo per il quale le potenze internazionali intervengono in modo così pesante. Non è solo per il petrolio e per il gas.

Opinioni nella popolazione siriana e riepilogo

Come la popolazione del Rojava/Siria del nord valuta la cooperazione con gli USA

Senza tenere conto di tutti gli sviluppi e discussioni è molto elementare vedere dalla prospettiva curda come la cooperazione militare con gli USA, la più grande forza militare globale, impatta la propria società. In questo contesto ci sono due questioni principali. La prima, come gli attivisti politici e la popolazione considerano questa cooperazione militare. La seconda, se e come le strutture economiche e politiche hanno subito cambiamenti attraverso questa cooperazione.

In febbraio e marzo 2017 l’autore ha fatto circa 50 interviste con attivisti politici e persone delle diverse strutture amministrative sul loro lavoro politico e la situazione politica e sociale. Fatta eccezione per una persona, nessuno considerava la cooperazione militare senza preoccupazioni. Le interviste per la maggior parte dicevano che questa cooperazione è nata per via delle condizioni difficili, in particolare a Kobanî, e dei numerosi nemici e non include una dimensione politica, gli USA portano avanti questa cooperazione per via dei loro interessi (“non amici dei curdi e dei democratici in Rojava/Siria”) e che la cooperazione è molto probabilmente tattica (a breve termine). C’era la chiara consapevolezza che la rivoluzione non deve fare affidamento su questa cooperazione militare che potrebbe finire il giorno dopo, in effetti in ogni momento. Ma la rivoluzione dovrebbe cercare di trarre beneficio dalla cooperazione militare, compresa quella con la Russia. Queste sono state risposte importanti basate su una percezione critica e che vede lontano. Hanno il risultato che gli attivisti continuano a sviluppare e approfondire il loro lavoro politico e insistono su una società fortemente auto-organizzata. La società auto-organizzata include più comuni che siano più forti, consigli del popolo e altre strutture politiche, un’economia comunale che produce per il proprio fabbisogno per quanto possibile, un sistema di istruzione e sanitario indipendente e una diffusa autodifesa in tutti quartieri, nelle comuni e nei villaggi. L’autore ha potuto osservare un lavoro così forte in prima persona. Inoltre ha determinato che nelle discussioni politiche generali della cooperazione militare con gli USA era raramente un argomento.

Come altre strutture politiche e sociali, la stampa del Rojava e anche in altre parti della Siria del nord non mettono la cooperazione militare al centro delle notizie. In effetti molto di rado se ne sente parlare. Quello che è al centro è il progetto di federalismo/autonomia democratici, difesa, liberazione, costruzione di nuove strutture nella società e manifestazioni pubbliche.

Tra la popolazione l’autore ha incontrato poche persone che hanno espresso grandi aspettative nei confronti degli USA, che erano invece una piccola minoranza. Il Rojava non può assolutamente essere considerato insieme al Kurdistan del sud dove soldati USA sono stati presenti anche nelle strade per molti anni. In Rojava c’è un approccio critico da parte della maggioranza della società rispetto alle potenze regionali e internazionali nonostante (e non perché) i curdi siano stati oppresso fin dalla Prima Guerra Mondiale e nessuno Stato abbia fino ad oggi discusso apertamente la situazione dei curdi – il silenzio di USA e degli stati NATO quando dopo il referendum in Kurdistan del sud il 25 settembre 2017 lo Stato irakeno ha attaccato Kirkuk ha confermato questo approccio. Questo viene da dozzine di anni di auto-organizzazione politica senza diventare dipendenti di alcun altra potenza politica. C’è sempre stata l’insistenza per l’auto-organizzazione ovunque e in ogni settore e una convinta forte dedizione agli obiettivi politici. La base è stata posta in modo molto solido e ora si vedono i risultati.

Gli sforzi per costruire comuni ovunque non sono mai cessati dopo l’inizio della cooperazione militare con gli USA; piuttosto il numero delle comuni è raddoppiato. Anche la creazione di cooperative è continuata, mentre nell’autunno 2014 il numero di cooperative era intorno a diverse dozzine, oggi siamo almeno a diverse centinaia di cooperative. L’economia comunale democratica continua a essere sviluppata ma senza costringere nessuno a seguire questo percorso – la base è sul convincimento. Da questi fatti è possibile affermare che non ci sono concessioni da parte dei rivoluzionari rispetto al contenuto chiave della rivoluzione. La critica alla modernità e alla mentalità capitalista era anche più forte che nel maggio 2014 quando l’autore ha viaggiato per la prima volta nel Rojava. In breve, mentre da un lato la Rivoluzione del Rojava ha iniziato una cooperazione militare con gli USA, la roccaforte del capitalismo neoliberista, dall’altro il processo rivoluzionario non ha mai cambiato direzione verso una società gerarchica, liberale, capitalista o socialdemocratica.

In discussioni con appartenenti alle YPG e YPJ non veniva attribuito un valore esagerato alla relazioni con gli USA, in effetti quando non richiesto dall’autore, raramente erano oggetto della discussione. È stato affermato diverse volte in Siria del nord: ovviamente la cooperazione ha una serie di vantaggi come l’accesso a una maggiore quantità di equipaggiamento militare e armi pesanti, ma viene enfatizzato che l’essere umano è sempre l’arma più forte in una guerra. Un comandate YPG nel marzo 2017 ha detto all’autore che gli aveva chiesto quanti soldati USA fossero coinvolti nelle operazioni militari contro IS, che i soldati USA non combattono sul fronte. In modo impressionante l’esercito USA non è considerato dalle YPG/YPJ più che un esercito di tecnici. Successivamente abbiamo letto notizie sul fatto che alcuni soldati USA si sono uniti alla liberazione di Raqqa, ma il numero era molto piccolo e non vale la pena citarlo.

Un appartenente alle YPG che è in relazione diretta con l’alto comando, ha informato l’autore che i militari USA non hanno mai provato ad imporre qualcosa direttamente o cercato di intervenire nel modello di vita politico-sociale-economico. E ha aggiunto che in effetti le FSD e la FDSN non avrebbero mai accettato alcun tipo di intervento nelle proprie politiche interne, cosa di cui gli USA sono ben consapevoli. L’appartenente alle YPG ha aggiunto che in ogni incontro con gli USA le FSD erano sempre preparate e facevano proposte per ulteriori operazioni strategiche e di liberazione. Molto prima che qualsiasi città e le sue aree circostanti venissero liberate, la FDSN e le relative strutture politiche preparavano un consiglio civile composto dalla popolazione della regione locale. Secondo lui le delegazioni USA non potevano dire niente rispetto a questo per via della buona preparazione da parte delle FSD. Così gli USA in genere hanno accettato quello che veniva proposto. In una fase successiva alla fine del 2016 i militari USA hanno voluto incontrare il coordinamento del Consiglio civile di Manbij e vedere con i propri occhi come funziona. Citando questo dobbiamo ricordare: in ciascun Paese occupato dagli USA, ci sono stati sforzi per costruire una specie di governo nazionale con le parti principali della società. Quasi tutte le strutture civili instaurate dagli USA, in particolare in Iraq e Afghanistan, hanno fallito.

Alla fine del colloquio l’appartenente alle YPG ha enfatizzato che loro si organizzano in modo da essere preparati per una fine della cooperazione militare con l’esercito USA in qualsiasi momento. Secondo lui la cooperazione ha alcuni importanti vantaggi, ma ha anche rischi. In particolare abituarsi al sostegno degli USA nel tempo è un rischio che deve essere discusso permanentemente, quindi le YPG devono prendere misure. Un’altra sfida è che all’interno della Siria le dispute con il regime siriano non devono finire una grande guerra per via della presenza degli USA perché la FDSN vuole arrivare a un accordo con il regime Ba’ath appena possibile – va qui considerato che l’opposizione democratica fuori dalla FDSN è stata per lo più eliminata. Questo richiede ovviamente anche un certo interesse dell’altra parte. La risposta alla domanda se il coordinamento delle FSD non ha timori che la cooperazione possa cambiare gli interessi e la visione politica dei combattenti delle FSD a medio termine è stata molto interessante: “Noi crediamo di avere un progetto politico forte con il Confederalismo Democratico che è uno strumento stimolante per gli USA. Che tipo di idee hanno di noi gli USA o altri Stati? Noi abbiamo una democrazia più forte che è diretta e includente e una liberazione di genere in rapido sviluppo. La cosa più importante è che abbiamo una visione per una vita nuova per le persone di una regione più ampia. Quello che hanno gli Stati capitalisti è il denaro, le armi e una democrazia in crisi strutturale, non di più.”

Un altro aspetto in tutta la discussione è che il numero di persone da tutto il mondo, ovvero gli internazionalisti che si sono uniti alla Rivoluzione del Rojava non sono diminuiti nel 2016 e 2017. In particolare giovani sentono lo spirito rivoluzionario e vogliono essere parte della fase di costruzione o della difesa della Siria del nord e fondamentalmente vogliono capire. L’autore ha potuto parlare con dozzine di queste persone nel Rojava, in prevalenza provenienti da Europa o Nord America. Tutti loro avevano una posizione positiva rispetto agli sviluppi in Siria del nord e volevano restare più lungo. C’erano alcune eccezioni. L’autore ha incontrato un piccolo numero di uomini di età intorno ai 45-55 che lasciavano il Rojava perché non potevano combattere. Hanno detto che erano venuto solo per combattere IS e non altro. Li dobbiamo considerare non di sinistra e non rivoluzionari.

Gli internazionalisti in Rojava sono stati attratti dal modo in cui la gente si auto-organizza, da come le persone discutono e condividono quello che hanno. Vogliono capire quali sono le discussioni centrali in Rojava/Siria del nord e i valori chiave del MLC. In questo modo cercano di capire come questo movimento rivoluzionario ha rivitalizzato e sviluppato quello che altri movimenti rivoluzionari non possono fare. O in altre parole: cosa possono imparare da questa rivoluzione! Le persone che lottano per una società libera in solidarietà e che analizzano le rivoluzioni e lotte a livello mondiale degli ultimi secoli devono analizzare anche la Rivoluzione nel Rojava, una delle rivoluzioni più potenti e motivanti del 21° secolo.

Molti internazionalisti non considerano la cooperazione militare tra FSD e USA un ostacolo per il loro impegno in Siria del nord. Dovremmo tenere presente che ci sono almeno diverse centinaia di internazionalisti, oltre a arabi, turchi e altri popoli del Medio Oriente. Questo fatto dovrebbe far riflettere coloro che considerano la cooperazione militare tra le FSD e la coalizione internazionale anti-IS a guida USA un tradimento e non vedono tutti gli altri sviluppi sociali profondamente rivoluzionari in Siria del nord.

Riepilogo e discussione

La cooperazione militare tra le FSD, le forze di difesa della Federazione Democratica Siria del Nord (FDSN), e gli USA ha guidato la coalizione globale contro l’organizzazione terroristica “Stato Islamico” (IS) è iniziata perché nel 2014 entrambe le parti erano in uno stato nel quale non avevano quasi altre opzioni. Molto probabilmente non finirà subito dopo la sconfitta completa di IS all’interno della Siria come implicano le dichiarazioni USA e FSD; ma per via di una serie di fattori è difficile prevedere quanto tempo e che modo potrà continuare. Mentre in Siria si sta avvicinando la fine della guerra e sono iniziati diversi livelli di negoziato, probabilmente continuerà durante questo processo che può durare anni. Le FDSN/FSD sono fortemente interessate a raggiungere un accordo con il regime Ba’ath su un’ampia democratizzazione della Siria e l’accettazione della FDSN che renderebbe la cooperazione militare con gli USA completamente inutile.

La cooperazione militare non è di tipo politico ed è molto fragile. Durante la operazione di successo contro IS ci sono state tensioni da ambo le parti. Questo deriva dal fatto che entrambe le parti hanno posizioni ideologicamente contrarie e questi prospettive differenti rispetto al Medio Oriente.

Tuttavia ci sono fondamentalmente due rischi per la cooperazione militare in corso con gli USA. In primo luogo se gli USA mettono fine alla cooperazione militare senza che sia concordata alcuna soluzione democratica per la Siria, il territorio controllato dalle FSD sarebbe più esposto a grandi attacchi militari dall’esercito turco e dal regime siriano. Questo significherebbe una nuova intensificazione dell’intero conflitto siriano con un risultato non chiaro. In secondo luogo la cooperazione in corso nel tempo potrebbe sviluppare una dipendenza delle FDSN/FSD dagli USA per via del deterioramento delle condizioni per la Siria del nord, anche se la FDSN ne è consapevole e si oppone a questo. Il risultato sarebbe di accettare l’agenda politica degli USA. Ma fino ad ora non ci sono stati segnali che gli USA abbiano sviluppato un predominio in questa cooperazione.

In particolare dall’esperienza sul terreno nel Rojava/Siria del nord va detto che i rivoluzionari sia nel campo civile che in quello militare sono molto consapevoli dei rischi della cooperazione militare con gli USA le comunicano in modo aperto alla società e al pubblico. Questo non è usuale quando una forza locale/regionale collabora su questioni militari con una forza internazionale così forte; in genere non ne parla o nomina solo i vantaggi di una cooperazione del genere. Questo approccio ha l’impatto che la gran parte delle popolazione capisce i lati postivi e negativi, si fiderà della propria forza e quindi continuerà con il lavoro politico con la stessa intensità, che non conta su questa cooperazione e che non sarà “delusa” quando finirà. Questo approccio è uno dei meccanismi per non diventare dipendenti dagli USA.

Un altro meccanismo è di trarre beneficio dalle contraddizioni di tutte le potenze coinvolte nella guerra in Siria. Con questo un focus è di mantenere le relazioni con la Russia e in questo senso di avere della cooperazione nella regione di Afrîn e a nord-Aleppo. La Russia è interessata ad avere relazioni con i curdi negli Stati Siria e Iraq per poter creare uno spazio per i propri interessi a lungo termine. Non è anti-curda come Siria e Iran. Ci sono anche relazioni con lo Stato siriano, ma non sono stabili e di tanto in tanto ci sono momenti critici. Fin dall’inizio il MLC aveva la politica di beneficiare dalle contraddizioni tra gli Stati regionali e altre potenze. Grazie alla “diplomazia rivoluzionaria”, che non cambia il suo nucleo rivoluzionario, è stato possibile sopravvivere nella guerra siriana e di sviluppare passo per passo un nuovo modello, prima in Rojava e poi in altre parti della Siria del nord che viene discussa tra le persone progressiste in tutto il mondo. La diplomazia rivoluzionaria comprende anche la valutazione permanente per vedere rischi incombenti a iniziative da attivare in queste cooperazioni politiche e militari.

Milioni di curdi del nord, est e un numero crescente nel Kurdistan del sud sostengono attivamente la rivoluzione del Rojava– migliaia di loro sono arrivati in Rojava. Non va dimenticato che la solidarietà tra curdi è stata importante per difendere Kobanî.

Un altro meccanismo importante – certamente anche un principio – è di sviluppare la solidarietà internazionale con la rivoluzione del Rojava e in generale con il MLC, la più grande forza democratica rivoluzionaria nel Medio Oriente. Un elemento sono i molti internazionalisti in Rojava che hanno il ruolo storico di trasferire la rivoluzione nei loro Paesi, un altro è il lavoro politico continuativo a livello internazionale. La resistenza Kobanî ha fatto cresce una grande solidarietà in tutto il mondo, ma non è abbastanza forte per dare un grande spazio a livello internazionale. La solidarietà internazionale non deve essere sottovalutata dato che le forze anti-rivoluzionarie fanno lobby contro la rivoluzione in tutti gli Stati e a tutti i livelli. Solo una forte solidarietà internazionale con la rivoluzione del Rojava renderà la rivoluzione meno dipendente da cooperazioni militari come quella con gli USA. In un modo paradossale la cooperazione militare con gli USA aiuta ad allargare le “aree di libertà”.

Ogni giorno contribuisce a legare più persone alla FDSN e al concetto politico di Confederalismo Democratico e Nazione Democratica. Più a lungo vive la rivoluzione, più i siriani saranno parte del cambiamento rivoluzionario e della possibilità di sopravvivere nell’inferno tra gli Stati Nazione e le forze fasciste del Medio Oriente.

Se la rivoluzione del Rojava dovesse fallire, questo probabilmente sarebbe un arretramento per le forze democratiche e rivoluzionarie in Siria e nel Medio Oriente per decenni, quindi avrebbe ripercussioni negative in tutto il mondo. La sopravvivenza e lo sviluppo del processo rivoluzionari, ossia di una nuova prospettiva democratica ha il grande potenziale di modificare la mentalità di decine di milioni di persone in Medio Oriente.

 

Di Ercan Ayboga

[1]    L’esortazione da parte del governo turco è stata una ragione importante. Non è possibile dire chiaramente se IS avrebbe iniziato un’offensiva così grande contro Kobanî senza essere stato spinto dalla Turchia.

[2]    Si veda il sito ufficiale: http://theglobalcoalition.org/en/home/

[3]    si veda ETHA, 7 agosto 2014: http://www.etha.com.tr/Haber/2014/08/07/politika/davutoglu-isidi-mesrulastirmaya-calisti/

[4]    Essere islamista non deve significare automaticamente sostenere o unirsi a organizzazioni come IS, Al Qaeda, Talebani che usano la violenza in un modo molto oppressivo e fascista. Alcune persone o gruppi, che si autodefiniscono “islamisti”, rifiutano in via di principio la violenza e non sempre sono fortemente reazionari.

[5]    Si veda il quotidiano Özgürlükcü Demokrasi, 26.10.2017: http://mezopotamyaajansi.com/tum-haberler/content/view/3779

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