Sin dalla fine di dicembre la gente si è riversata nelle strade chiedendo la fine del dominio clericale. Da Mashhad e Teheran fino a Kirmaşan e altri luoghi, i popoli si sono sollevati. Chiedono la restituzione del loro pane rubato. Chiedono la riconsegna del loro tavolo di cucina saccheggiato. Le donne rivendicano la loro lungamente negata libertà, operai e impiegati chiedono il ripristino dei loro diritti rubati. Gli studenti chiedono democrazia e il diritto all’educazione. Curdi, Beluci, Arabi e Azeri rivendicano la democrazia e i loro legittimi diritti nazionali. Tutti quanti chiedono la libertà.
Il regime iraniano non può più continuare ad applicare le proprie politiche inumane e antidemocratiche. Le richieste dei popoli sono pertinenti e legittime. Chi crede nei diritti umani e nei valori le sostiene. Invece di prestare ascolto alle richieste dei popoli, il regime iraniano ha risposto ancora una volta con il pugno di ferro, uccidendo diverse persone e arrestandone altre centinaia.
La ribellione intrapresa dai popoli dell’Iran non è un fenomeno banale o semplice. La rabbia e le proteste che hanno espresso sono profondamente radicate. Gli slogan che intonano sono audaci e coraggiosi. Il grado di partecipazione aumenta ogni giorno che passa. La sollevazione sta prendendo direttamente di mira l’oppressivo e ingiusto regime dell’Iran.
Il malcontento e la sete di libertà del popolo del Kurdistan Orientale può vedersi chiaramente adesso. Le città del Kurdistan come Kirmaşan e Sine sono soltanto due esempi di ciò. La loro sollevazione rappresenta un legittimo movimento per la democrazia diretto contro il regime iraniano conservatore e dittatoriale. Tutti i segnali indicano che esso sarà seguito da un movimento più ampio, rendendo impossibile per il regime continuare lungo lo stesso sentiero già battuto.
È importante per il popolo dell’Iran e del Kurdistan Orientale analizzare a fondo questo fenomeno e precisare la propria posizione di conseguenza. Se la sollevazione non viene trasformata in un gorgo per il regime, i circoli clericali, per mezzo dell’inganno e della repressione, potrebbero soffocarla e, così facendo, salvarsi. Ecco perché è vitale per i popoli del Kurdistan Orientale e dell’Iran, insieme con i propri amici, lavorare congiuntamente per resistere agli attacchi del regime.
Noi, come Congresso Nazionale del Kurdistan (KNK), sosteniamo questa ribellione considerandola legittima e giusta. I cercatori di democrazia e libertà del Kurdistan Orientale e di tutto l’Iran dovrebbero unirsi e, alla prima opportunità, formare una forte unione al fine di costituire un’alternativa, conducendo quest’ondata di resistenza popolare fino alla propria meta finale.
Il Congresso Nazionale del Kurdistan vuole che le forze politiche del Kurdistan Orientale valutino nel modo più accurato possibile questa congiuntura critica. Dovrebbero affrettarsi a definire le richieste del popolo del Kurdistan Orientale all’interno di un programma comune. I popoli di questa parte del Kurdistan, con i propri leader politici, dovrebbero prima di tutto fare ordine al loro interno e, insieme con altri popoli iraniani e i loro rappresentanti, attuare un accordo su un programma democratico per l’intero Iran. Le richieste dei popoli sono chiare; chiedono cambiamenti radicali, libertà, democrazia e giustizia sociale. È di importanza vitale per i leader del Kurdistan Orientale e per i gruppi di opposizione iraniani riconoscere il valore di questo fatto e agire di conseguenza.
Vittoria al nostro popolo del Kurdistan Orientale e a tutti i popoli iraniani che cercano la propria liberazione.
Congresso Nazionale del Kurdistan KNK