La crociata di Erdogan contro Afrin nel nord della Siria si allarga. Associazioni curde definiscono la Germania »indirettamente parte nella guerra« Nella guerra di aggressione contro il cantone in prevalenza curdo di Afrin nel nord della Siria, l’esercito turco anche nel terzo giorno non è riuscito a registrare successi decisivi. In diversi villaggi ai margini della provincia anche martedì ci sono stati pesanti scontri. Gruppi islamisti alleati di Ankara, sostenuti da aviazione e artiglieria, hanno cercato di entrare a Afrin da ovest, sud e est.
Martedì inoltre si profila che gli scontri potrebbero estendersi oltre il cantone di Afrin nel nordovest della Siria. Lunedì notte ci sono stati colpi di mortai anche fuori dalla zona contesa, così ad esempio nella zona intorno cittadina di Dêrik. Fonti locali hanno riferito a junge Welt anche di scaramucce al confine a Serekaniye e Qamislo. Nella zona di confine tra l’Iraq del nord e la Turchia, forze della guerriglia del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) hanno poi attaccato avamposti dell’esercito di Ankara.
In Turchia il governo cerca di criminalizzare l’opposizione contro la sua crociata. L’agenzia stampa statale Anadolu Ajans ha riferito che solo lunedì sono state arrestate 91 persone per »propaganda nera«. Attraverso il panorama mediatico monopolizzato e istituzioni messe in riga, viene generata un’isteria nazionalista. Tutte le grandi squadre di calcio hanno lodato la soldatesca che uccide a Afrin, l’ente religioso Diyanet fa pregare per la »guerra santa«. Quest’ultimo ha una propaggine anche in Germania: l’associazione di moschee DITIB. Secondo notizie stampa da domenica anche nelle moschee vicine all’AKP in Germania vengono lette Sure di vittoria per il sostegno all’invasione. Già diversi mesi fa DITIB aveva attirato l’attenzione delle autorità. L’accusa: attività di spionaggio per la Turchia.
Anche gli oppositori della guerra mobilitano. Numerose organizzazioni della società civile, Linke e Grünen chiamano ad azioni contro l’invasione turca. La comunità curda in esilio ha stabilito un »piano di azione« per le prossime settimane. »Vogliamo usare il nostro diritto democratico alla protesta per attirare l’attenzione su questa barbara guerra«, annuncia la politica curda in esilio Leyla Imret a jW. »Vogliamo anche chiarire ancora una volta: i popoli della Siria – assiri, arabi e curdi – attualmente vengono attaccati con armi tedesche. Finora sono morte 21 persone, tra loro anche dei bambini«, sottolinea l’ex sindaca della città anatolica di Cizre, lei stessa costretta a fuggire dalla Turchia.
L’atmosfera tra la popolazione curda in esilio, Imret la descrive come tesa. »La gente è furiosa contro la Russia e gli USA. E la Germania. Come potrebbe non esserlo? Qui si uccide con carri armati tedeschi e i governi tacciono.« L’indignazione per il ruolo dell’occidente e di Mosca è chiaro anche dall’appello del Centro Democratico delle Curde e dei Curdi in Germania (NAV-DEM), che con oltre 200 componenti fa parte delle più grandi federazioni in Germania: Si fa appello a far aumentare la pressione sul governo federale perché questo a causa delle forniture di armi sarebbe »indirettamente parte nella guerra «. A questo scopo per il fine settimana è prevista una manifestazione nazionale di massa.
di Peter Schaber
https://www.jungewelt.de/artikel/325929.wut-auf-kriegstreiber.html