Dallo scoppio del conflitto siriano, la Turchia ha sostenuto tutti i gruppi salafiti, tra cui Al-Qaeda e l’ISIS. La Turchia ha usato questi gruppi per colpire i curdi. Ha organizzato l’attacco dell’ISIS contro Kobane nel 2014. L’ISIS ha dovuto affrontare la sua prima sconfitta a Kobane e successivamente per mano delle Forze Democratiche Siriane. I curdi sono diventati parte della Coalizione Internazionale contro l’ISIS. Attualmente le più sicure, più stabili e più democratiche regioni della Siria sono quelle amministrate dai curdi e dai loro alleati.
Una di queste regioni è il cantone di Afrin. Afrin è riuscita a rimanere un’isola di stabilità e sicurezza dallo scoppio del conflitto. Per questo motivo la città ha accolto almeno 300’000 rifugiati. Né Afrin, né alcun’altra regione della Siria settentrionale controllata dalle FDS (SDF) ha attaccato o minacciato la Turchia.
La Turchia sta attaccando Afrin e il Rojava perché è una regione curda che sta portando avanti la propria condizione di entità stabile e democratica. La Turchia non è riuscita ad accettare la sconfitta dell’ISIS e dal 20 gennaio sta attaccando Afrin con tutta la propria forza. I suoi aerei da caccia e i suoi carri armati stanno deliberatamente attaccando aree abitate da civili. Decine di civili sono stati uccisi, di cui la maggior parte donne e bambini, e centinaia sono stati feriti. L’esercito turco sta commettendo crimini di guerra secondo il diritto internazionale; e crimi umanitari secondo la morale universale.
Il nord della Siria è stato ampiamente ripulito dall’ISIS e da altri gruppi salafiti. La minaccia salafita, tuttavia, esiste ancora. Gli attacchi della Turchia stanno sia destabilizzando la regione sia compromettendo la lotta contro l’ISIS.
Sebbene tutti questi sviluppi siano davanti agli occhi di chiunque, le reazioni della Russia, degli Stati Uniti, dei paesi europei, dell’UE e dell’ONU contro gli attacchi della Turchia ci hanno deluso. La Russia, che controlla lo spazio aereo nella regione, ha prima ritirato i propri soldati dall’area e dopo ha aperto lo spazio aereo agli aerei da caccia turchi. Gli Stati Uniti, l’UE e l’ONU hanno rilasciato deboli dichiarazioni che non hanno fatto fronte alla gravità della situazione e questo, di conseguenza, ha incoraggiato l’aggressione turca. Chiunque abbia parlato, ha prima di tutto “riconosciuto il diritto della Turchia di proteggere i propri confini e le legittime preoccupazioni relative alla sicurezza”. Quali preoccupazioni? Gli unici ad essere attaccati, ad essere vulnerabili, sono il Rojava e i popoli della Siria settentrionale. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si è riunito il 22 gennaio 2018, ma non è neanche riuscito a condannare l’offensiva turca. Quest’atteggiamento conferma che l’ONU è un semplice spettatore di fronte a questa aggressione immotivata. Non è che così che si dovrebbe trattare un popolo che ha combattuto strenuamente contro l’ISIS in difesa dell’umanità; questa non è una posizione morale.
In questo contesto:
-Il popolo di Afrin sta fronteggiando un genocidio. La situazione è delicata e urgente. Facciamo appello a tutta la gente che ha una coscienza affinché sostenga Afrin e mostri la propria solidarietà.
-Facciamo appello alle summenzionate potenze affinché si rendano conto della realtà sul campo e assumano una posizione chiara contro gli attacchi dello stato turco.
-Il Rojava e la Siria del Nord, compresa Afrin, devono essere dichiarate no-fly zone.
-La minaccia dell’ISIS non è terminata nella regione. Tutte le forze devono volgere la propria attenzione all’ISIS e gruppi similari.
– Nell’ occasione del 4 anniversario della proclamazione del Cantone di Afrin del 29 gennaio chiamiamo la comunità internazionale a riconoscere l autogoverno democratico dei popoli del nord della siria
Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia