Truppe turche e milizie islamiste a pochi passi da città di Afrin nel nord della Siria. Proteste contro la guerra in tutta Europa- L’esercito di occupazione turco che dal 20 gennaio cerca di conquistare il cantone di Afrin nel nord della Siria, è a pochi passi dall’omonimo capoluogo di provincia. Nel finesettimana nelle immeditate vicinanze della città ci sono stati pesanti scontri, secondo quanto riferito dall’agenzia stampa curda Anha nel corso degli ultimi due giorni sarebbero stati uccisi 450 combattenti dell’esercito turco e dei suoi alleati islamisti. Ciononostante Afrin è a un passo da una catastrofe umanitaria.
A fronte del massacro incombente nel fine settimana la maggiore associazione delle istituzioni curde, l’Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK), si è rivolta all’opinione pubblica mondiale. I partiti di governo turchi AKP e MHP »stanno conducendo un’invasione la cui motivazione è di eseguire un genocidio«. Gli Stati che »forniscono armi alla Turchia sono complici di questo crimine«. Gli Stati citati – primi tra tutti gli USA e la Repubblica Federale [NdT: e l’Italia] – intanto mostrano a stento interesse per gli eventi a Afrin. Nonostante la presenza di prove dell’assassinio di civili e dell’uso di armi tedesche {NdT: e italiane] nel corso dell’offensiva militare, Berlino tace.
Il governo dell’amministrazione autonoma locale a Afrin ha chiesto di fare pressioni sulla Turchia per fermare l’avanzata verso la città ancora abitata da migliaia di civili. »Da 51 giorni lo Stato turco fascista conduce attacchi dal cielo e via terra contro la popolazione civile di Afrin«, ha spiegato Osman Sex Isa, Co-Presidente del Consiglio Esecutivo di Afrin domenica sera durante una conferenza stampa nella città assediata. »Centinaia di civili, tra cui bambini e donne, così sono stati massacrati.« Le Nazioni Unite e il Consiglio di Sicurezza dell’ONU vengono ammoniti perché fermino i massacri del regime di Erdogan.
Intanto nella Repubblica federale aumenta la pressione contro gli antimilitaristi e contro chi è contrario alla guerra. Il governo federale e sostenitori del governo turco non rifuggono da niente per mettere a tacere gli oppositori dell’avanzata. L’uno intensifica la criminalizzazione delle associazioni e delle iniziative curde. Gli altri non sono da meno, minacciando persone che si oppongono all’attacco a Afrin. Dopo un Tweet di solidarietà con i difensori del cantone nel nord della Siria il Presidente del Consiglio della Turingia, Bodo Ramelow (Linke). È stato minacciato di morte.
Contro la guerra di aggressione in corso con sostegno tedesco, nel fine settimana si sono espresse decine di migliaia di persone in dozzine di città della RFT. Il »Centro Sociale Democratico delle Curde e dei Curdi in Germania – Demokratische Gesellschaftszentrum der KurdInnen in Deutschland« (Nav-Dem)« e gruppi di sinistra hanno fatto appello per »manifestazioni urgenti« per via della minaccia di massacro a Afrin. A Stoccarda, Berlino, Hannover, Colonia, Erfurt e diverse altre città, centinaia di persone hanno risposto all’appello. Sabato a Amburgo e domenica all’aeroporto di Düsseldorf ci sono stati scontri tra i manifestanti, la polizia e nazionalisti turchi. Le proteste di massa non si limitano alla Germania: In Svizzera e in Italia ci sono state manifestazioni, a Manchester oppositori della guerra hanno bloccato i binari della stazione centrale, davanti al consolato turco a Tessalonica in Grecia ci sono stati scontri tra i manifestanti e la polizia.
di Peter Schaber
https://www.jungewelt.de/artikel/328793.gefahr-eines-genozids.html