Nel 2013 a Parigi un sicario uccise tre attiviste cure. Ora un tribunale indipendente affronta il caso. Un colloquio con Heike Geisweid. Heike Geisweid è avvocata a Bochum e Presidente dell’Associazione per la Democrazia e il Diritto Internazionale (MAF-DAD)
Il 15 e 16 marzo a Parigi un tribunale sostenuto da organizzazioni internazionali affronterà l’attentato di Parigi del 9 gennaio 2013: in quell’occasione il movimento femminista curdo ha perso tre delle sue attiviste più importanti, Sakine Cansiz, Fidan Dogan e Leyla Saylemez. Il responsabile è stato individuato, ma gli assassinii non sono risolti?
Relativamente presto dopo l’assassinio le autorità francesi hanno arrestato il potenziale responsabile Ömer Güney. Dopo si è indagato per tre anni. Nell’estate 2016 nell’atto di accusa erano individuati notare molti indizi interessanti sul lavoro dei servizi segreti turchi MIT in Europa: Güney era il loro sicario. L’inizio del processo principale era fissato nel gennaio 2017, nonostante il fatto che l’imputato gravemente malato in carcere fosse notoriamente costantemente sottoposto a cure mediche. È deceduto nel dicembre 2016. Con questo – guarda un po’ – il processo era risolto. Il materiale probatorio della pubblica accusa non è arrivato all’opinione pubblica. A maggior ragione è importante il tribunale di Parigi.
Quali dettagli sono noti sul caso?
Güney era l’autista di Sakine Cansiz. Si era procurato una biografia di sostenitore, partecipava a manifestazioni vicine al PKK, si era fatto arrestare. Ma in carcere aveva chiesto di informare il del suo arresto il consolato turco. Cosa che un attivista vicino al PKK non farebbe mai. Si era recato più volte in Turchia, ha vissuto temporaneamente in Germania, in Baviera, doveva aveva contatto con nazionalisti turchi, come per esempio con i cosiddetti Lupi Grigi. Più si veniva a sapere del suo passato, più diventava chiaro: era attivo come agente del MIT.
Quali interessi potrebbero aver avuto lo Stato turco e i suoi servizi segreti nel 2013 nel far assassinare tre donne nel centro curdo di Parigi?
In Turchia all’epoca c’erano trattative di pace con il PKK. Probabilmente un’esecuzione del genere da parte dei servizi segreti doveva servire a portare a disordini in Turchia per metterle in pericolo. Sakine Cansiz era una delle più mote combattenti del PKK e per i diritti delle donne. Era molto riconosciuta tra le donne e gli uomini curdi. I servizi segreti turchi sono attivi anche in Germania. La spia turca Mehmet Fatih S. per esempio, su incarico del MIT aveva nel mirino il Co-Presidente del Congresso della Società Democratica dei Curdi, Yüksel Koc, e pianificava il suo assassinio. Il tribunale anseatico nell’ottobre 2017 ha condannato S. a una pena di due anni con la condizionale. Circola liberamente.
In Francia e in Europa ci sono tendenze di venire a patti con i servizi segreti turchi – a insabbiare i loro crimini?
I servizi segreti turchi non avrebbero queste possibilità se il governo francese o quello tedesco non li lasciassero fare. Il governo turco e il governo federale hanno chiaramente un interesse comune nel perseguitare gli oppositori curdi: Diversamente dal Belgio, dove nell’autunno 2017 un tribunale di appello ha emesso una sentenza secondo la quale il PKK si trova in un conflitto armato con la Turchia,e non è un’organizzazione terroristica. In Germania invece le condizioni sono come quelle di poco prima del divieto del PKK del 1993.
Se ne accorgono bene le associazioni curde qui. Ogni volta che un politico turco è ospite in Germania, dopo grandinano rappresaglie. Attualmente il »Centro Sociale Democratico delle Curde e dei Curdi in Germania – Demokratisches Gesellschaftszentrum der KurdInnen in Deutschland«, Nav-Dem, per esempio non può più celebrare la festa del Newroz perché viene gli viene attribuita vicinanza al PKK.
Perché per il movimento femminista internazionale è così importante che venga alla luce la verità su Parigi?
Sakine Cansiz aveva un grande significato per il movimento delle donne perché denunciava l’oppressione delle donne curde e turche. Fino al suo arresto nel 1979 aveva esortato le donne a unirsi al PKK. Era lungimirante per quanto riguarda la critica del modello di uno Stato patriarcale e ha contribuito a coniare l’idea della guerriglia delle donne.
Intervista: Gitta Düperthal
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