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Rassegna Stampa

Per coerenza la Turchia dovrebbe condannare l’assassinio di palestinesi disarmati e curdi disarmati

Venerdì truppe israeliane hanno ucciso sedici palestinesi e hanno ferito altri 1,400 palestinesi, 758 dei quali sono stati feriti per spari con pallottole vere, mentre gli altri sono stati feriti da pallottole di gomma e gas lacrimogeno. Il comportamento ha portato alla condanna da parte dei leader mondiali, di Amnesty International e del Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres.

E mentre una bozza di risoluzione di condanna è stata portata davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, gli Stati Uniti l’hanno bloccata. Questo per molto non è stato sorprendente, dato che gli Stati Uniti alle Nazioni Unite hanno spesso difeso i crimini di guerra israeliani.

Nonostante questo, molti Paesi, compresi la Giordania, l’Iran e in particolare la Turchia, hanno rilasciato dichiarazioni di condanna contro il comportamento delle truppe israeliane nei confronti di molti manifestanti disarmati. Il Ministro per gli Affari Mediatici della Giordania, Mohammad Momani, ha condannato l’uso di “forza eccessiva” da parte di Israele e ha chiesto un rapido ritorno al processo di pace. Il Ministro degli Esteri dell’Iran ha biasimato i “leader del regime sionista che ha trasformato una manifestazione pacifica della gioventù palestinese in un bagno di sangue nella sera di pasqua”.

Venerdì il portavoce presidenziale Kalin ha rilasciato una dichiarazione che affermava la forte condanna del governo turco per “l’attacco di Israele a civili palestinesi indifesi che partecipavano oggi a manifestazioni pacifiche a Gaza”.

E mentre questa è una dichiarazione forte degna di ammirazione, dimostra anche l’incongruenza della Turchia. Il governo della Turchia usa uno standard di analisi nei confronti del trattamento dei palestinesi da parte di Israele che raramente riserva al proprio trattamento nei confronti dei curdi.

Basti dire, e senza entrare nella storia dello Stato turco stesso, che è chiaro che la Turchia ha una questione curda – una questione che non cerca di risolvere. Se ritorniamo brevemente solo agli anni ’90, e usiamo anche soltanto le indagini del governo stesso rispetto alle proprie azioni, nel 1998 il governo aveva fissato il numero di curdi resi profughi interni a 378,335, e in modo molto simile all’occupazione israeliana evacuato con la forza oltre 905 villaggi e 2,523 borghi. Ma questa è la stima del governo stesso e organizzazioni locali per i diritti umani in effetti portano il numero di profughi interni a tre milioni. Durante la sua guerra con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), il governo turco ha verosimilmente raso al suolo migliaia di villaggi e fatto sparire con la forza centinaia di giornalisti armati solo delle loro penne.

E mentre alcune delle leggi più estreme sono state ritirate nell’epoca successiva al golpe del 1982, dal collasso dei colloqui di pace nel 2015, le forze armate turche hanno spesso punito gli abitanti di città come Diyarbakir, Cizre e Sirnak, in particolare per via del successo elettorale dell’alleanza di sinistra curdo-turca, il Partito Democratico dei Popoli (HDP).  Nel maggio 2016, l’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani (UNHCR) Zeid Ra’ad al Hussein ha pubblicamente condannato il governo turco per il suo trattamento brutale nei confronti della sua popolazione curda

“Più inquietante di tutto,” ha detto l’Alto Commissario, “sono i rapporti che citano testimoni e partenti a Cizre che lasciano in tendere che oltre 100 persone sono state bruciate vive mentre si rifugiavano in tre diverse cantine che erano state circondate da forze di sicurezza”. Human Rights Watch ha affermato che “alcuni civili sono stati uccisi in quartieri dove non c’erano né scontri n* barricate”, così anche per gli apologeti del giro di vite della Turchia nei confronti del PKK, non ci sono scuse.

Un nuovo rapporto ONU rilasciato dall’UNHCR quest’anno afferma che un totale di 792 edifici sono stati rasi al suolo tra l’8 novembre 2016 e il 28 maggio 2017. Il 31 agosto 2017, l’UNHCR ha sostenuto che un drone dell’esercito turco ha bombardato quattro persone disarmate durante un picnic a Hakkari.

In risposta al rapporto, la Turchia ha accusato l’Inviato dell’ONU per i Diritti Umani Zeid Ra’ad al-Hussein di collaborare con il terrorismo. È una motivazione simile a quella dell’ex diplomatico USA, Elliot Abrams, che dopo l’operazione israeliana Pilastro di Difesa nel 2012, criticò Amnesty International e dichiarò che trattava “Hamas e altri gruppi terroristici” in modo ‘imparziale.'”

Quindi non è una sorpresa che sabato, come riferito da Ahval, il consulente di Erdogan Ilnur Cevik ha detto alla CNN che le azioni della Turchia nei confronti di Afrin, in precedenza sotto controllo curdo, sono modellate su quelle di Israele sulle alture del Golan.

“Stiamo portando aiuti umanitari alle persone, stabilendo per loro un nuovo sistema. Israele ha fatto lo stesso” ha detto, “Israele fa una cosa in più, collabora con due rami delle forze dell’ESL” ha detto.

La Turchia è assolutamente nel giusto condannando Israele per le sue ripugnanti azioni e si capisce perché Erdogan – che sta cercando di presentarsi come il nuovo califfo dei popoli musulmani – fa altrettanto. Ma la Turchia dovrebbe essere più aperta, come Ilnur Cevik, rispetto alle sue similitudini con Israele.

Perché le sue strategie di occupazione non sono l’unica analogia.

Anche la Turchia la passa liscia per l’uccisione di soggetti disarmati che non hanno mai avuto il diritto all’autodeterminazione. E così, proprio come la vita palestinese per lo Stato israeliano è sacrificabile, anche la vita curda è sacrificabile per lo Stato turco.

http://theregion.org/article/13165-for-consistency-turkey-should-condemn-the-murder-of-unarmed-palestinians-and-unarmed-kurds

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