Turchia: i partiti presentano i propri candidati per le elezioni parlamentari – l’HDP di sinistra ago della bilancia- Nell’anno 2009 l’Imam Osman Nuri Gülacar della città anatolica di Van venne messo in carcerazione preventiva come presunto numero uno della rete terroristica Al-Qaeda in Turchia. Presto Gülacar poté far parte del Parlamento turco. Il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) religioso-conservatore ora ha nominato il predicatore, i cui seguaci hanno più volte attaccato violentemente oppositori, capolista a Van. Nella lista di candidati dell’AKP presentata per elezioni parlamentari e presidenziali anticipate del 24 giugno si trovano anche i nomi del Presidente del Consiglio dei Ministri Binali Yildirim, del Ministro degli Esteri Mevlüt Cavusoglu, del Ministro degli Interni Süleyman Soylu e del Ministro dell’Energia Berat Albayrak. Dato che con l’entrata in vigore del sistema presidenziale i Ministri non possono più far parte contemporaneamente anche del Parlamento, questo mostra anche quali Ministri di governo il Recep Tayyip Erdogan aspira a far fuori.
Il Partito Repubblicano del Popolo (CHP) kemalista si presenta come partito dell’alta borghesia della Turchia occidentale. Nomi noti della sua ala sinistra finora rappresentati in Parlamento, non sono più reperibili nella sua lista elettorale. In compenso però si ricandidano l‘ex Presidente del CHP Deniz Baykal, rigido nazionalista, che nel 2010 ha dovuto dimettersi per un’avventura extraconiugale ripresa di nascosto. Anche il co-fondatore dell’AKP Abdüllativ Sener ora si trova nella lista del CHP, che – così un giornalista d’opposizione – si distingue dall’AKP unicamente per il fatto che i candidati del CHP bevono Raki.
Ne potrebbe trarre vantaggio il Partito Democratico dei Popoli (HDP) che rispetto ai due blocchi elettorali comprendenti rispettivamente partiti fascisti e islamisti, »Alleanza Popolare« intorno all’AKP e »Alleanza della Nazione« intorno al CHP, può presentarsi come unica alternativa di sinistra. Se l’HDP indebolito dagli arresti di massa, riuscisse nuovamente a superare la soglia del dieci percento, secondo gli attuali sondaggi esisterebbe la possibilità realistica di una maggioranza d’opposizione in Parlamento. Se l’HDP dovesse fallire, dai 60 ai 75 mandati andrebbero automaticamente all’AKP.
L’HDP sostiene un nuovo »contratto sociale« sulla base di valori liberali, laicismo e riconoscimento paritario di tutti i gruppi etnici e comunità religiose. Questa rivendicazione si rispecchia anche nella lista dei candidati che inoltre con il 38 percento contiene la quota maggiore di donne. Oltre a note politiche curde come la Presidente del partito Pervin Buldan o la ezida Feleknas Uca, nella lista si trovano anche una serie di marxisti.
Il sostegno di elettori turchi liberali e socialdemocratici, la cui base di massa si trova nella popolazione curda, l’HDP cerca di conquistarlo con noti artisti, giornalisti e scienziati. Così per l’HDP si candidano il giornalista investigativo recentemente condannato a sette anni e mezzo di carcere Ahmet Sik, il docente universitario di sociologia licenziato in base a un decreto di emergenza Veli Sacilik e l’attore Baris Atay temporaneamente arrestato solo la scorsa settimana per dichiarazioni critiche del governo.
All’inizio della settimana un tribunale ha rifiutato la liberazione dell’ex Presidente dell’HDP Selahattin Demirtas, da un anno e messo in carcerazione preventiva, che si presenta come candidato alla Presidenza. Dicendo di doversi scusare perché siede pigramente in una cella e beve tè mentre i suoi collaboratori si precipitano da un comizio all’altro, l’avvocato curdo in un’intervista scritta ha continuato a mostrarsi spiritoso. A un ballottaggio contro Erdogan secondo i sondaggi potrebbero arrivare il candidato del CHP Muharrem Ince o Meral Aksener del »Buon Partito« fascista. Che quest’ultima possa ottenere i voti curdi decisivi per le elezioni, la capa dell’HDP Pervin Buldan lo ha già escluso.
Tutti i partiti di opposizione mettono in conto massicci brogli elettorali in favore di Erdogan che dispone di un esteso monopolio mediatico. In caso fosse bloccato da una maggioranza d’opposizione in Parlamento, questi intanto ha già minacciato »i passi necessari«.
La Lira turca a metà della settimana ha avuto una caduta record rispetto a dollaro e Euro. Il governo ha dato la colpa a una „lobby degli interessi“ straniera, cosa che è stata illustrata dal quotidiano Yeni Akit vicino all’AKP con una banconota da un dollaro con una stella di Davide. Un improvviso aumento degli interessi da parte della banca centrale ha provveduto a un temporaneo rialzo, ma il crollo dell’economia turca, ulteriormente surriscaldata attraverso crediti a buon mercato prima delle elezioni e che soffre di un cronico deficit nel commercio estero, sembra quasi impossibile da scongiurare. Così Erdogan si trova di fronte alla scelta di imporre prima delle elezioni misure di austerità, prevedibili secondo disposizioni dell’FMI per la stabilizzazione economica e monetaria, anche contro la massa dei suoi seguaci. A fronte della poi prevedibile resistenza, questo risulterebbe in un’ulteriore accentuazione dei tratti fascisti del suo regime che così sarebbe ancora più isolato. In alternativa quindi non sembra più escluso che Erdogan potrebbe accettare una sconfitta elettorale. In questo modo potrebbe fare uno scaricabarile nei confronti dell’opposizione per impopolari misure di adeguamento dell’FMI. In tempo per il 100° anniversario della fondazione della Repubblica di Turchia nel 1923, Erdogan in questo modo potrebbe ancora affrontare le elezioni come salvatore della patria.
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