Italia: la polizia vuole mettere sotto sorveglianza attivisti di sinistra come »socialmente pericolosi«. Avrebbero combattuto in Siria contro lo »Stato Islamico« La polizia politica di Torino procede contro attivisti di sinistra: già il 3 gennaio aveva dichiarato di voler mettere cinque attivisti sotto »sorveglianza speciale«. La misura richiesta dalla procura torinese è legata a soggiorni presso le Unità di Difesa del Popolo e delle Donne (YPG/YPJ) a maggioranza curda nel nord della Siria; gli interessati lì sarebbero stato addestrati all’uso delle armi.
Il tentativo di criminalizzare gli attivisti si basa su una possibilità giuridica che risale ancora alla legislazione fascista dell‘Italia. »Per la ›sorveglianza speciale‹ non è necessario essere in presenza di un reato, quindi non serve neanche un regolare processo in tribunale«, ha spiegato a junge Welt Jacopo Bindi, uno degli attivisti. »Non viene discusso se abbiamo fatto qualcosa di illegale. Il 23 gennaio nel corso di un’udienza si intende invece decidere se siamo persone ›pericolose‹. Sono decisioni del tutto arbitrarie della polizia e delle autorità italiane«, dice l’insegnante di fisica 32enne.
Se la procura avrà successo nell’inquadrarli come »socialmente pericolosi«, questo per i cinque attivisti di sinistra significherà che la loro libertà di movimento verrà limitata in modo drastico. Per un periodo di due anni saranno costretti a lasciare Torino, la loro città, in un’altra città avranno invece obbligo di dimora. Verrà ritirato il loro passaporto, non potranno più partecipare a iniziative, manifestazioni, proteste e incontrarsi con più di tre persone alla volta. Non potranno fermarsi in luoghi pubblici, ristoranti o bar, verrà revocata la patente, non potranno parlare con nessuno che sia pregiudicato. Non potranno esprimersi politicamente: »Vogliono fermare il nostro lavoro, informazioni sulla Siria e la rivoluzione lì, proprio come la nostra partecipazione alla vita politica pubblica«, ha lamentato Bindi.
Lui stesso durante l’attacco turco alla provincia curdo-siriana di Afrin all’inizio del 2018, aveva svolto lavoro giornalistico e girato video che informavano sui crimini di guerra del regime di Erdogan. In Siria il »comunista autonomo« era andato perché condivide i valori della rivoluzione in Siria del nord: »Democrazia dal basso, lotta anti-patriarcale ed ecologica, rispetto per le differenze culturali, linguistiche e religiose – la Confederazione nel nord della Siria è un esempio per tutti gli uomini e le donne che vogliono vivere in una società libera e giusta.« Ma anche la resistenza contro lo »Stato Islamico« lo attirava. »Consideravo IS nemico dei miei valori e una minaccia per tutti i popoli, dalla Siria fino in Europa«, così Bindi.
L’attacco della polizia italiana non dovrebbe però avere a che fare solo con i soggiorni all’estero dei cinque indagati. Sono tutti attivi in iniziative a livello locale, tra l’altro nel movimento No-TAV che si oppone alla costruzione di una linea ad alta velocità nella Val Susa nel nord dell’Italia che ha ampio sostegno nella popolazione. »Gli Stati europei temono che persone che tornano dalla Siria del nord, possano rafforzare anche qui la convinzione che ci sia un’alternativa al sistema in essere«, così Bindi si spiega l’iniziativa della polizia.
Tuttavia attualmente non sembra che il tentativo di far tacere gli attivisti con la minaccia della »sorveglianza speciale« abbia avuto particolare successo. Appena è stato reso noto, c’è stata un’ondata di testimonianze di solidarietà, l’argomento è stato discusso ampiamente fino nella stampa mainstream. Domenica l’associazione dei partigiani ANPI ha conferito ai cinque la tessera onoraria.
di Peter Schaber
https://www.jungewelt.de/artikel/347084.italien-faschistische-gesetze.html