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Una diga contro la civiltà- Roma

Nel Kurdistan un progetto faraonico, il Progetto Anatolia Sudorietale, GAP (Güneydoğu Anadolu Projesi), composto da un sistema che prevede complessivamente 22 dighe e 19 centrali idroelettriche per l’utilizzo delle acque del Tigri e dell’Eufrate delle quali diverse sono già in funzione, minaccia le popolazioni e un territorio ricco di siti archeologici e culturali.

VIENE CANCELLATA LA STORIA

La diga di Ilisu diventando operativa, farà sparire la città di Hasankeyf che sarà sommersa nel lago artificiale. Verrebbe così cancellato un sito nel quale ha le sue radici la storia dell’umanità. La cittadina che ha ospitato oltre venti civiltà e con un passato di 12 mila anni, prende il nome dall’arabo Hsn Kayfa, “Roccaforte rocciosa”. Qui, la conformazione geografica del luogo, la valle del Tigri e il suo corso d’acqua con le pareti rocciose che la sovrastano, hanno creato un paesaggio e un ecosistema unico. Siamo in quella che viene considerata l’Alta Mesopotamia, una zona che raccoglie un mare di reperti archeologici dal valore inestimabile: al momento, solo il 40% della zona è stata sottoposta ad una prima ricerca di superficie, portando alla luce 289 siti archeologici. Si stima che per un’esplorazione completa del sito ci vorrebbero almeno 100 anni.

La distruzione che verrà causata se la diga dovesse essere messa in funzione è quindi a pieno titolo parte del genocidio culturale della Turchia nei confronti della popolazione curda e di altre minoranze etniche e religiose.

LA DIGA DI ILISU: UN’ARMA IN MANO A ERDOGAN

La diga di Ilisu, progettata e studiata sul fiume Tigri per rispondere al crescente fabbisogno energetico delle metropoli turche, ha un pesantissimo impatto anche sulla popolazione curda e sopratutto consente di avere il controllo totale sul flusso di acqua verso l’Iraq e la Siria.

Per questa diga sono stati spesi ben un miliardo e cento milioni di euro. Un enorme investimento in una Turchia che soffre una crisi economica cronica.

La diga è alta quasi 145 metri e si estende su 39mila ettari: costringendo la popolazione curda e araba ad abbandonare il territorio, ovvero gli oltre 10.000 abitanti di Hasankeyf e dei circa 100 villaggi circostanti. Il sito archeologico e storico nel cuore del Kurdistan, situato a 32 km dalla città di Batman, è forse il centro più importante per la cultura curda, con un valore inestimabile e una storia di migliaia di anni, i cui monumenti attiravano grandi quantità di turisti ogni anno, prima che la guerra e lo stato di emergenza trasformassero il Kurdistan in un immenso carcere a cielo aperto.

È in corso l’esproprio delle case in vista di uno spostamento nella “Nuova Hasankeyf”. Ma una gran parte della popolazione non può provare la proprietà della casa in cui vive e quindi verrà espulsa senza ottenere alcun risarcimento. Inoltre le case nella città nuova hanno prezzi molto più elevati e si stima che complessivamente solo il 5% della popolazione colpita potrà permettersi l’acquisto delle nuove case.

Inoltre è già in corso il trasferimento di alcuni monumenti per la costruzione di una specie di “Disneyland archeologica”, che oltre a mettere a rischio i monumenti interessati, li sradicherebbe dal loro contesto culturale e ambientale e toglierebbe lavoro alle molte persone che vivono di attività legate al turismo costringendole alla povertà e all’indigenza negli slum dei centri urbani vicini. A questo progetto partecipano anche aziende europee.

Già durante tutti gli anni ’90 le forze di sicurezza turche hanno distrutto sistematicamente 3.349 villaggi curdi e reso profughi più di due milioni e seicentomila curdi e con essi anche cristiani assiro-aramaici e altre minoranze etniche e religiose. Fino ad oggi le autorità turche hanno rifiutato la ricostruzione dei paesi, anzi, con la costruzione della diga di Ilisu più di 313 Km quadri di terreno lungo il Tigri verrebbero inondati.

Già oggi è documentato che durante l’occupazione dei centri della Siria del nord/Rojava da parte di ISIS, le acque dei fiumi avevano un livello normale. Da quando questi territori sono stati liberati dalle Forze Democratiche della Siria invece, il flusso ha subito una drastica diminuzione creando gravissimi problemi all’agricoltura che dipende dal flusso delle acque del Tigri e dell’Eufrate.

A questo si aggiunge che disastri e allagamenti – anche recenti come per esempio lo scorso anno nei pressi di Amed (Dyiarbakir) che hanno causato danni ai Giardini di Hevsel registrati come patrimonio dell’umanità dell’UNESCO – causati dalle dighe già esistenti dimostrano che la progettazione e la (insufficiente) manutenzione è orientata oltre che al controllo, prevalentemente alla creazione di profitti, nel totale disprezzo dell’ambiente e della vita stessa delle persone.

ERDOGAN FARÀ DELLA MESOPOTAMIA UN DESERTO

Anche se riempita solo parzialmente, la diga di Ilisu rappresenta un problema gigantesco per la Siria e l’Iraq, con ripercussioni fino in Iran. La missione satellitare NASA Gravity Recovery and Climate Experiment ha rivelato che l’Iraq è tra i paesi più aridi del mondo. Questa siccità, continua il rapporto NASA, è dovuta principalmente alla dissennata politica idrica turca che negli ultimi anni ha approfittato della debolezza dell’Iraq per costruire una serie di dighe sui fiumi Tigri e Eufrate.

Si stanno in questo modo prosciugando non solo i fiumi, ma anche le famose Paludi della Mesopotamia che sono considerate patrimonio dell’umanità. Gli effetti arrivano fino in Iran, dove a causa dell’inaridimento del territorio negli ultimi anni sono fortemente aumentate le tempeste di sabbia.

LA DIGA DI ILISU NON È SOLO INUTILE, MA DANNOSA!

  • Salvare Hasankeyf significa proteggere la popolazione, il territorio, la natura, la storia e la cultura dell’umanità.

  • Salvare Hasankeyf significa anche proteggere la rivoluzione del Rojava e la possibilita’ di far crescere e sviluppare una società democratica, ecologica, rispettosa dei diritti delle donne e fondata sulla convivenza pacifica e il rispetto tra le diversità.

  • Hasakeyf deve vivere!

  • No alle dighe di Erdogan!

  • No all’uso dell’acqua come arma!

Roma, 23 marzo 2019 marcia per il Clima e Contro le Grandi Opere Inutili- Piazza Repubblica ore 14

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