Civili uccisi in offensiva turca in Iraq del nord. Formate nuove Forze di Autodifesa contro i tentativi di occupazione dei »neo-ottomani«Dura già da sei settimane l’ultima ondata di attacchi dell’esercito turco, accompagnata da violenti bombardamenti aerei, contro presunte postazioni del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) in Iraq del nord. Obiettivo ufficiale della »operazione artiglio« nella zona di Xakurke (turco: Hakurk) nel montuoso triangolo tra Turchia-Iraq-Iran, è quello di tagliare le linee di collegamento della guerriglia tra il suo quartier generale nelle montagne di Qandil nella zona di confine tra Iraq e Iran, e il confine con la Turchia. All’operazione partecipano complessivamente 4.000 soldati.
Ripetutamente negli attacchi aerei sono stati uccisi anche civili. Da ultimo una settimana fa sono morti tre abitanti di un villaggio,quando due veicoli sono stati colpiti da un aereo da combattimento su una strada di collegamento nella zona di Kortek nella regione di Qandil. Anche se Kortek si trova fuori dalle zone controllate dalla guerriglia, il governo regionale curdo a Erbil ha dato al PKK la colpa dell’escalation della situazione e l’ha esortato a lasciare la regione.
Dopo che l’influente predicatore sciita Muktada Al-Sadr a Bagdad per primo aveva condannato gli attacchi aerei contro »forze dell’opposizione«, sabato anche il Ministero degli Esteri iracheno ha rotto il suo silenzio. In una dichiarazione scritta si parla di »atti guerreschi unilaterali« della Turchia contro la sovranità dell’Iraq, e del fatto che la Turchia deve fermare immediatamente i suoi attacchi. Il Ministero degli Esteri turco domenica ha convocato ad Ankara l’ambasciatore iracheno per protestare contro questa »inaccettabile« dichiarazione da Baghdad. Le operazioni contro obiettivi del PKK verranno continuati »in piena durezza«, così l’agenzia stampa ufficiale Anadolu ha citato il portavoce del Ministero degli Esteri turco, Hami Aksoy. Martedì aerei da guerra hanno di nuovo bombardato una zona nella provincia di Dohuk.
Dopo la distruzione di postazioni della guerriglia e nascondigli di armi nell’ambito della »operazione artiglio«, la Turchia starebbe progettando una presenza militare duratura a Xakurke, scrive l’analista militare Metin Gurcan sul portale Internet Al-Monitor, facendo riferimento a aree dell’intelligence. In accordo con il Partito Democratico del Kurdistan (KDP) del clan Barzani, al governo a Erbil ma economicamente dipendente dalla Turchia, fin dagli anni ‘90 esistono basi militari turche in Iraq del nord. Nell’ultima settimana di giugno, poco dopo la visita ad Ankara per l’insediamento del nuovo Presidente della regione autonoma Kurdistan-Irak, Nechirvan Barzani, i peshmerga del KDP hanno consegnato all’esercito turco diverse colline strategiche nella zona di confine.
»L’esistenza dei curdi viene respinta e tutto il Kurdistan considerato zona di espansione della nazione turca«, ha ammonito la confederazione »Unione delle Comunità del Kurdistan« (KCK), di cui fanno parte il PKK e le sue organizzazioni sorelle. Lo Stato turco starebbe usando l’azione contro la guerriglia solo come pretesto per piani su vasta scala per la conquista di zone un tempo ottomane, comprese Kirkuk e Mossul in Iraq del nord.
Con una cerimonia militare sulle montagne curde a metà della scorsa settimana ha reso nota la sua fondazione un gruppo armato dal nome »Forze di Autodifesa del Kurdistan del Sud«. Obiettivo sarebbe la lotta contro i tentativi di occupazione dei »neo-ottomani«, ha dichiarato un portavoce del gruppo dal volto coperto in un video diffuso dall’agenzia stampa Firat. Una vicinanza ideologica al PKK è evidente. Ma la lettura della dichiarazione di fondazione è avvenuta in arabo e nel curdo sorani in uso nel Kurdistan del sud, ma non nel kurimanji parlato in Kurdistan del nord. Questo probabilmente vuole dimostrare che le forze di autodifesa sono costituite da giovani uomini e donne della regione autonoma curda e non da combattenti della guerriglia del PKK della Turchia »riconvertiti«. Le Forze di Autodifesa avevano già rivendicato un attacco a una postazione militare turca nella città di Zaxo nel nord dell’Iraq un mese fa, in cui sarebbero rimasti uccisi circa 20 soldati. Come reazione alla dichiarazione di fondazione delle Forze di Autodifesa, all’inizio della settimana sono stati dislocati altri peshmerga nella regione di Amedi nella provincia di Dohuk a protezione delle basi militari locali.
di Nick Brauns
Da junge Welt
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