La Casa Bianca ha annunciato poche ore fa che il paese sotto il comando di Erdogan sta per lanciare l’offensiva militare contro le forze rivoluzionarie e i civili curdi che aveva annunciatoDopo l’operazione “Ramoscello d’ulivo” (da gennaio a marzo 2018) che, a dispetto del nome, dava il via a sanguinose azioni belliche nel cantone di Afrin, il rischio è che il progetto di costruzione di un mondo libero e democratico da parte delle forze curde in Rojava sia messo nuovamente sotto attacco.
Erdogan ha infatti annunciato davanti alle Nazioni Unite di voler “spostare” un milione di profughi dal proprio territorio nelle cosiddette “safe-zone” create nel nord della Siria. Si tratta di una palese violazione del diritto umanitario internazionale, che vieta appunto il ricollocamento forzato dei rifugiati, oltre che un’operazione di “ingegneria demografica” (la maggior parte dei profughi non sono originari delle zone in cui verrebbero ricollocati) attraverso cui la Turchia vuole alterare gli equilibri dell’area e indebolire la resistenza curda. Secondo le unità delle Ypg e Ypj, ciò potrebbe provocare il ritorno della brutalità di Daesh nel Rojava.
Nell’ambito della conferenza sul Confederalismo democratico a Roma (https://www.confederalism.eu/), la portavoce delle Ypj lancia un appello alla comunità internazionale, alle Nazioni Unite, a tutti quanti si sentono complici e solidali con la lotta curda, affinché il progetto criminale di Erdogan venga bloccato e affinché si fermino i continui attacchi da parte turca alla rivoluzione in Rojava.
NenaNews