Carla Del Ponte ha indagato su crimini di guerra in Jugoslavia, Ruanda e Siria. Ora spiega perché i reati diventano sempre più gravi, perché è stata una cattiva madre e perché nonostante tutto ha ancora speranza.
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Lei è il volto dell’azione penale contro crimini di guerra. Che espressione ha attualmente questo volto?
Carla Del Ponte: Una molto triste. Avevamo pensato che dopo i tribunali in Jugoslavia e Ruanda si sarebbero verificati meno crimini di guerra. Abbiamo immaginato che generali e presidenti si sarebbero trattenuti perché ora c’è un tribunale permanente che li controlla. Ma la giustizia internazionale funziona solo se c’è la volontà politica. Questa è sparita. Questo vale per la Siria, lo Yemen e l’Afghanistan. Per fortuna non lavoro più, altrimenti starei sempre a arrabbiarmi.
Ha ancora contatti con vittime del conflitto in Siria?
No, ma mi ricordo bene delle giovani combattenti curde che ho conosciuto in Iraq. Le curde sono temute perché i loro avversari islamisti credono di arrivare in paradiso se vengono uccisi da una donna. Mi ricordo del coraggio di queste giovani donne. E mi dispiace davvero che così tante di loro siano morte. Quello che succede ora in Siria è scandaloso. Che il Presidente Erdogan si permetta di penetrare in territorio siriano per annientare i curdi è incredibile.
La Turchia prende la posizione di voler solo proteggere i propri confini.
Nessuno ha mai messo in discussione il confine della Turchia con la Siria. Sul confine non succede nulla di questo genere. Questa è una scusa stupida, alla quale nessuno crede. La Turchia viola il diritto internazionale. Eppure in Siria eravamo vicini al calmarsi del conflitto e ora tutto ricomincia da capo.
Fino a quando i curdi sono serviti per combattere IS, sono stati sostenuti e Erdogan ha dovuto stare calmo.
Erdogan dice che non si tratta di un’invasione, ma di un’operazione per garantire la pace.
Chiamatelo come volete. Quando uno stato esegue azioni di guerra nel territorio di un altro Stato, questa è una violazione del diritto internazionale. È una vergogna che la Comunità Internazionale tolleri tutto questo. La spiegazione di questo sta nella politica. L’Europa ha paura di un’ondata di profughi. Erdogan ha i profughi come pegno mobile. Per questo l’Europa lo lascia fare.
Nel caos di guerra in Siria è ancora possibile distinguere tra carnefici e vittime?
Certo. Anche i curdi hanno commesso crimini di guerra nella lotta contro l’organizzazione terroristica IS. La mia esperienza è che tutte le parti in guerra prima o poi commettono crimini di guerra. Ma in questo specifico caso i curdi, o meglio le curde, sono le vittime di Erdogan. Bisognerebbe aprire un’indagine contro di lui metterlo sotto accusa per crimini di guerra. Non dovrebbe uscirne incolume. Ma non ne parliamo. È comunque irrealistico.
Per lei le curde sono le eroine di questo conflitto e Erdogan il cattivo. È davvero così semplice?
Sì, certo. Fino a quando c’è stato bisogno dei curdi per combattere contro IS sono stati sostenuti e Erdogan ha dovuto restare calmo. E ora che Trump ha ritirato le sue truppe, i curdi vengono traditi.
Le ha conosciuto profughi siriani. La Svizzera ne accoglie a sufficienza?
La Svizzera dovrebbe fare quanto può per aiutare i profughi siriani. E le garantisco: i siriani vogliono tornare a casa il prima possibile. Quindi hanno bisogno di protezione solo temporaneamente. Importante è che il Consiglio Federale venga sensibilizzato rispetto alla questione siriana. Si potrebbe proprio fare un po’ di più.
La Svizzera deve riprendersi gli jihadisti con il passaporto svizzero?
Chi ha un passaporto svizzero può tornare in Svizzera. Dal mio punto di vista la cosa migliore è se ci riprendiamo attivamente gli jihadisti e li portiamo in tribunale qui. Perché è importante che conoscano i fatti e che si sappia di ciascuno perché è andato in guerra. Solo così possiamo imparare da questi casi. Non capisco perché la Ministra della Giustizia Karin Keller-Sutter lo rifiuti. La magistratura inquirente potrebbe senza problemi mettere questa gente sotto accusa.
La consigliera federale Keller-Sutter voleva che i responsabili venissero messi davanti a un tribunale internazionale sul posto.
Ma che?! Quale tribunale? Non ce n’è. Al massimo c’è il tribunale della Sharia senza garanzie dello Stato di diritto. Inoltre è meglio se riportiamo qui le persone in modo controllato del fatto che queste persone possano entrare senza controllo. Questo è più pericoloso.
Lei ha ancora speranza che i responsabili dei massacri in Siria vengano mai messi di fronte a un tribunale?
Questa speranza ce l’ho ancora. Ma più passa il tempo, più diventa difficile. La Siria rischia di essere dimenticata. La commissione per la quale un tempo lavoravo esiste ancora e io spero che il suo lavoro un giorno porti dei frutti.
Legge ancora i rapporti dei suoi ex-colleghi sulla Siria?
No, non più. All’inizio ancora lo facevo, a un certo punto ho smesso. Sapevo già da prima cosa c’era scritto. È una lista di reati commessi che già conosciamo dai giornali.
Non si è mai pentita di aver rinunciato a questo lavoro?
No. Se rimpiango qualcosa è di essermi messa a disposizione di questa commissione. Non ha portato a niente e mi sono arrabbiata.
La vanità aveva un ruolo quando ha assunto il mandato sulla Siria?
No. Il governo svizzero mi ha proposta perché ero l’unica persona che aveva esperienza in quel settore. Non potevo dire di no. E voglio anche sottolineare che per quel lavoro non venivo pagata. Mi davano dei rimborsi, ma non sempre coprivano le spese effettive.
Lei ha indagato su crimini di guerra in Ruanda, Jugoslavia e Siria. C’è uno sviluppo?
Le vittime civili diventano di più e la Convenzione di Ginevra viene disattesa più spesso. Diventa sempre peggio.
La guerra in Siria davvero è più brutale del Ruanda?
In Ruanda nel giro di poco tempo 800.000 persone sono state uccise con dei machete. Questo è incredibilmente crudele. In Siria la crudeltà consiste nell’uso di gas tossico Sarin che ha ucciso anche bambini e civili.
C’è una guerra senza crimini?
Non ho mai visto una guerra del genere. La Convenzione di Ginevra e la persecuzione di violazioni doveva avere un effetto preventivo sulle parti belligeranti. Ma al momento questo non succede.
di Andreas Maurer, Pascal Ritter – CH Media
da Aargauer Zeitung
https://www.aargauerzeitung.ch/schweiz/carla-del-ponte-zum-syrien-konflikt-man-sollte-erdogan-wegen-kriegsverbrechen-anklagen-135872005