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Opinioni e analisi

Bacino di raccolta per IS

Ankara finge un’alacre lotta contro jihadisti Il 26 ottobre il »califfo« del cosiddetto Stato Islamico (IS), Abu Bakr Al-Baghdadi, è stato ucciso in un’operazione condotta da forze speciali USA insieme alle Forze Democratiche della Siria (FDS) nel suo nascondiglio nella provincia di Idlib in Siria del nord. Il complesso munito di tunnel, nel quale da diverso tempo si trovava Al-Baghdadi e dove aveva perfino accesso a Internet, si trovava a soli quattro chilometri dal confine con la Turchia, in una regione che sotto il controllo congiunto di truppe turche e della propaggine siriana di Al-Qaida Haiat Tahrir Al-Sham (HTS). Due giorni dopo la morte di Al-Baghdadi, il suo »braccio destro« Abu Hassan Al-Muhair è stato ucciso in un’operazione condotta da truppe USA e dalle FDS in un villaggio nei pressi della città siriana di confine di Jarabulus, occupata dal 2016 dall’esercito turco. Alla domanda sul perché alcuni dei terroristi più ricercati possano alloggiare nel cortile del partner della NATO, i vertici dello Stato turco fingono un’alacre lotta contro IS. Il 4 novembre hanno reso noto l’arresto della sorella di Al-Baghdadi, Rsamija Awad e di altri parenti nella città di confine siriana di Azaz sotto occupazione turca. Si sono svolti altri arresti di dozzine di seguaci di IS. Inoltre il Ministro degli Interni Süleyman Soylu ha annunciato di estradare seguaci di IS stranieri nei Paesi di origine.

Se si sommano le cifre dei seguaci di IS arrestati dal 2015 secondo il Ministero della Giustizia turco, questo fa 26.500. Attualmente secondo Soylu però, solo 1.180 seguaci di IS si trovano nelle carceri turche e altri 250 nei centri di espulsione. La lotta della Turchia contro IS mostrerebbe »buchi neri« lamenta il giornalista turco Fehim Tastekin in un intervento per il portale di notizie sul Medio Oriente Al-Monitor. Da un lato verrebbero classificati come seguaci di IS stranieri che non hanno niente a che fare con l’organizzazione per poterli espellere più facilmente, scrive Tastekin. E dall’altro, persone con effettivi legami con IS verrebbero lasciate andare.

In effetti il governo turco ha intrattenuto non solo in passato stretti legami con IS, che così ha potuto infiltrare decine di migliaia di miliziani in Siria attraverso il confine. Tuttora la Turchia serve da retroterra sicuro. A una parte importante dei vertici di IS sarebbe riuscita la fuga in Turchia, ha dichiarato un dirigente dei servizi segreti iracheni, il generale Saad Al-Allaq, in un’intervista all’emittente USA CNN. Si tratterebbe di emiri con accesso a enormi somme di denaro contante che ora starebbero fondando nuove cellule.

A diverse centinaia di seguaci di IS sarebbe riuscita la fuga da »dozzine di carceri bombardate da aerei da combattimento turchi« in Siria del nord, ha dichiarato venerdì il vice Ministro degli Esteri russo responsabile della lotta al terrorismo Oleg Syromolotov. I fuggiaschi »possono aiutare IS a riconquistare la sua capacità di combattere«. Questa valutazione dell’ex vice capo dei servizi segreti russi FSB coincide con quella dei servizi segreti del Pentagono DIA. IS »sfrutterebbe« l’invasione turca »per il ripristino delle sue capacità e risorse«, si affermava in un rapporto trimestrale del Ministero della Difesa USA sulla lotta contro IS presentato questa settimana. Alcuni dei gruppi di combattimento coinvolti, »in precedenza hanno aiutato a infiltrare miliziani di IS attraverso territori tenuti dall’opposizione«, si dice. Queste milizie »probabilmente continuano a intrattenere a basso livello legami con IS perché con questo condividono un’interpretazione analogamente severa delle leggi della Sharia«.

Gruppi appartenenti allo »Esercito Nazionale Siriano« (ENS) formato sotto la guida della Turchia, non condividono con IS solo l’ideologia, servono anche da bacino di raccolta per esponenti di IS in parte di alto rango. Lo ha rivelato l’agenzia stampa curdo-siriana ANHA la scorsa settimana con l’elencazione di nomi e brevi biografie di 76 combattenti di IS nelle file dell’ENS.

Retroscena: centrale del terrorismo nella Chausseestraße

Da truppa di terra nell’attacco turco in Siria del nord, funge un »Esercito Nazionale Siriano« (ENS) riunito a partire da gruppi combattenti jihadisti. In effetti nel caso di questa truppa, i cui combattenti sono accusati di crimini di guerra come massacri di civili e saccheggi, si tratta di vecchi conoscenti. Sono i presenti »ribelli moderati« che per anni sono stati sostenuti dai governi occidentali e dagli Stati del Golfo nella loro lotta contro il regime siriano. Così il thinktank SETA, vicino al partito di governo turco AKP, ha rivelato che 21 di 28 gruppi appartenenti all’ENS in passato sono stati riforniti dagli USA con logistica e armi, compresi missili anticarro. L’ENS, al quale ormai appartengono numerosi ex membri di IS e di Al-Qaida, ufficialmente è sottoposto a un »Governo di Transizione Siriano«, nato dalla Coalizione Nazionale delle Forze Oppositrici e Rivoluzionarie siriane (ETILAF). ETILAF a sua volta è riconosciuta dal governo federale come rappresentanza legittima del popolo siriano e nella Chausseestraße 101 a Berlino, gestisce un ufficio di collegamento che fino a poco tempo era ancora finanziato dal Ministero degli Esteri.

di Nick Brauns

da junge Welt

https://www.jungewelt.de/artikel/367344.t%C3%BCrkische-milit%C3%A4rinvasion-in-syrien-auffangbecken-f%C3%BCr-den-is.html

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