Nella loro manifestazione di ieri, l’iniziativa delle Madri del Sabato contro le „sparizioni“ durante la custodia [di polizia] ha affrontato il destino di Abdullah Canan.L’uomo di affari curdi è stato assassinato 24 anni fa dalle forze statali.
Per la 773a volta l’iniziata delle Madri del Sabato è scesa in piazza a Istanbul per manifestare contro la pratica statale di assassinare persone in custodia e di farne sparire i cadaveri. Per la manifestazione è stata di nuovo vietata la tradizionale piazza Galatasaray nel centro della città. Le Madri del Sabato si sono invece riunite davanti alla sede dell’associazione per i diritti umani IHD. La manifestazione, che si è svolta sotto l’assedio da parte della polizia, è stata sostenuta dai deputati Oya Ersoy (HDP), Musa Piroğlu (HDP) e Sezgin Tanrikulu (CHP) e da numeros* rappresentanti della società civile.
Il tema della manifestazione di ieri è stato l’assassinio di Abdullah Canan. Il 17 gennaio 1996 l’uomo di affari curdo lasciò la sua abitazione a Gever (Yüksekova) per recarsi nel capoluogo di provincia Colemêrg (Hakkari). Lungo la strada per Van la sua vettura venne fermata dall’esercito turco. I militari trascinarono fuori dall’auto l’allora 43enne e lo portarono al comando delle brigate di montagna. Quattro giorni dopo, era il 21 gennaio 1996, il cadavere ricoperto di tracce di torture di Abdullah Canan fu ritrovato in un canale nei pressi del villaggio di Altinbacak. Il corpo dell’uomo presentava sette ferite di arma da fuoco, tutti i proiettili erano stati sparati da distanza ravvicinata. Le sue mani e i suoi piedi erano legati con nastro adesivo, con il quale gli era stata chiusa anche la bocca.
Pochi giorni prima del suo sequestro, Abdullah Canan aveva presentato presso la procura di Gever un reclamo contro l’ufficiale di stato maggiore Mehmet Emin Yurdakul. Il comandate di battaglione delle brigate di montagna era famigerato per gravi crimini contro i diritti umani contro la popolazione civile curda. Yurdakul convocò Abdullah Canan e altre due persone nel suo ufficio e gli intimò di ritirare i loro reclami contro di lui. Canan rifiutò e venne minacciato di morte davanti ai due testimoni.
La CEDU condanna la Turchia
I famigliari dopo la morte di Abdullah Canan istruirono un processo in Turchia. Ma nonostante dichiarazioni di ex soldati di leva che in tribunale esposero in modo credibile che l’uomo era stato torturato da Yurdakul e da altri militari, la giustizia turca assolse i responsabili. La famiglia quindi si rivolse alla Corte Europea per i Diritti Umani (CEDU), che condannò la Turchia.
Fonte: ANF