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Opinioni e analisi

La fine dell’Unità

Turchia: Rotture nel blocco di destra. Ex compagni di strada di Erdogan fondano nuovi partiti .In Turchia dal 2013 perdura una profonda crisi di egemonia che ha portato con sé un cambiamento di ampia portata dello Stato e della società. Una conseguenza di cui a lungo non si è tenuto conto, è il fatto che la scomposizione della destra politica in Turchia è in aumento.

Se si parte dalle elezioni generali, il blocco di destra nel Paese in tutte le elezioni successive al golpe militare del 1980 ha ottenuto almeno il 60 percento dei voti. Fanno eccezione le elezioni del 7 giugno 2015, in cui i partiti di destra però insieme hanno comunque ancora raggiunto più del 59 percento. In questo calcolo il CHP repubblicano-kemalista, che come partito Atatürk rappresenta il partito di Stato vero e proprio, insieme alle sue scissioni come un tempo SHP e DSP, non sono collocati nel blocco di destra.

La compagine di disgrega

Il Presidente Recep Tayyip Erdogan era riuscito a lungo a unire più o meno il blocco conservatore di destra. Quando a partire dal 2014/15, per via della rottura con il predicatore Fethullah Gülen fu costretto a entrare in nuove alleanze e trovò partner nelle fazioni dello Stato ultra-nazionaliste e fasciste, la compagine tuttavia iniziò a disgregarsi. Fino a oggi l’AKP di Erdogan e l’MHP fascista sono alleati. Questo tuttavia ha portato a una divisione nell’MHP. Meral Aksener sfidò il Presidente di lungo corso Devlet Bahceli, ma un congresso nel quale Aksener avrebbe avuto la possibilità di essere eletta, fu impedito. In seguito a questo si formò l’opposizione del partito e alla fine si fu fondato lo IYI Parti – il »Buon Partito« –, che nelle ultime elezioni si è presentato in un’alleanza di opposizione con il CHP.

Ma processi di scissione ci sono anche nell’AKP. Lunedì l’ex Ministro dell’Economia Ali Babacan ha reso nota la fondazione del Demokrasi ve Atilim Partisi (Partito per la Democrazia e il Progresso), in breve DEVA (»Deva« in turco significa medicina/rimedio). Già a dicembre l’ex Ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu aveva dato avvio al suo Gelecek Partisi (Partito del Futuro). Voci su imminenti scissioni c’erano da tempo.

Diverse aree

Dal punto di vista dei contenuti, le nuove fondazioni hanno portato poco di emozionante. Fondamentalmente stanno per le diverse aree dell’AKP originario, i cui rappresentanti con la crescente concentrazione del potere preso Erdogan e la sua cerchia erano stati lasciati da parte. Davutoglu in questo rappresenta sostanzialmente l’area conservatrice-musulmana, Babacan, che già nel suo periodo nell’AKP era il mediatore verso il capitale occidentale, l’area dell’economia liberista. Entrambi sottolineano la necessità di una nuova Costituzione e del ritorno al sistema parlamentare, nonché diritti fondamentali e umani universali. Belle frasi, ma su cosa questo voglia dire concretamente non spendono una parola. Nelle prime prese di posizione, anche in tutta la presentazione del programma del partito mercoledì scorso, Babacan rispetto domande davvero interessanti ha raccontato solo cose generiche. Resta non chiarito come per esempio immagina la politica sulla Siria o cosa il nuovo partito farebbe in modo diverso dal resto dell’opposizione.

Dall’inizio della crisi di egemonia con la cosiddetta Rivolta di Gezi nel giugno 2013, sempre più membri dirigenti dell’AKP e compagni di strada di Erdogan hanno preso le distanze dal capo di Stato o sono stati spinti ai margini perché il loro dissenso, anche minimale, veniva sempre meno tollerato. Per questo è anche poco sorprendente che nelle due scissioni sono rappresentati ex funzionari AKP. Nel DEVA si trova tra gli altri Mustafa Yeneroglu che come deputato AKP aveva apertamente criticato il governo e per questo si era anche fatto conoscere. Nello scorso anno è uscito dal partito, ovvero è stato costretto all’uscita. Yeneroglu è cresciuto in Germania e è attivo nel movimento Milli-Görüs.

Quanto consenso otterranno i partiti di nuova fondazione nella popolazione, nel momento attuale non è possibile dirlo. Se si imporranno si vedrà in caso si dovesse arrivare a elezioni parlamentari e presidenziali anticipate. Al momento cercano di posizionarsi insieme al »Buon Partito« e al CHP come »Alleanza Democratica« contro l’alleanza di regime, non ancora proclamata a livello ufficiale, ma già definita come tale. Non è escluso che si voglia tentare di integrare anche una parte dell’HDP filo-curdo nell’alleanza.

Compito della sinistra

Giusto è che va impedita l’unità del blocco di destra per spezzare al livello della politica parlamentare il suo predominio. Ma compito della sinistra dovrebbe essere quello di sviluppare una politica autonoma e promuovere la costruzione di un’alleanza popolare che persegue una vera democratizzazione. Con il progetto delle élite di opposizione che mira a una salsa democratica riscaldata, con un po’ di liberalizzazione senza però scuotere i capisaldi dello Stato autoritario e del capitalismo neoliberista, questa vera democratizzazione non si potrà realizzare.

di Max Zirngast

da junge Welt

https://www.jungewelt.de/artikel/374472.t%C3%BCrkei-das-ende-der-einheit.html

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