Avvocati e attivisti per i diritti umani hanno sporto denuncia contro il personale del carcere di Diyarbakir. Centinaia di prigionieri che dopo la rivolta per il Coronavirus a Êlih sono stati trasferiti lì, sarebbero stati torturati.
L’associazione dei giuristi libertari ÖHD (Özgürlük için Hukukçular Derneği) e l’organizzazione per l’aiuto ai prigionieri MED TUHAD-FED hanno presentato denuncia presso la procura di Diyarbakir contro il personale del carcere di tipo T della metropoli curda Amed (turco: Diyarbakir). Entrambe le organizzazioni accusano i collaboratori del carcere di violazione del divieto di tortura in centinaia di casi.
Sabato in un carcere della vicina provincia di Êlih (Batman) era scoppiata una rivolta. Il retroscena era una modifica della legislazione sull’esecuzione delle pene che a fronte dell’elevato pericolo di contagio e per prevenzione contro il Coronavirus prevede la liberazione di fino a 100.000 detenuti nelle carceri turche. Prigionieri politici, quindi persone che la pensano diversamente, giornalisti e attivisti per i diritti umani, „terroristi“ e responsabili di crimini sessuali – in quanto hanno „leso la coscienza della società“ – tuttavia andranno esclusi dalla nuova regolamentazione. I detenuti a Êlih hanno protestato per questo.
La rivolta è stata soffocata dalle forze di sicurezza turche in modo violento e con l’uso di lacrimogeni. Ancora nella notte oltre 400 prigionieri sono stati trasferiti a Amed. Qui sarebbero stati malmenati, in parte pesantemente, dal personale del carcere di tipo T.
Fonte: ANF