Vivo in Danimarca. Quando vedo un drone, non mi fa paura perchè è in TV. Mi ricorda Star Wars. Il drone non è niente di più che un giocattolo, un oggetto di una scena di un film.
Il mio popolo vive in Kurdistan. Quando vede un drone, ha paura. Gli ricorda il massacro di Roboski del 2011. Il drone è più di un oggetto volante; è una minaccia, un presagio di morte.
Roboski non è un caso isolato. E’ una continuazione della minaccia posta dallo Stato turco contro il popolo kurdo; una minaccia a cui quest’ultimo si è abituato.
L’esercito turco e quello americano utilizzano tattiche di guerra contro persone che non sono nemmeno guerriglieri. Ufficialmente, i droni sono utilizzati per raccogliere informazioni sui movimenti del PKK, un gruppo ribelle kurdo considerato “terrorista” dalla Turchia e dagli Stati Uniti. In realtà, i droni stanno terrorizzando i civili. Con questi aerei che sorvolano le loro case e scuole, sono isolati dal resto della società, del paese e del mondo.
Sono diversi perché sono dronizzabili.
I Kurdi che vivono secondo le regole del Governo turco ed in villaggi come Roboski sono un perfetto esempio di popolo dronizzabile: molti sono poveri, hanno poca influenza sulla gente in Turchia e nessuna sul Governo. Sono vittime di una mentalità che li considera come inferiori. Altrimenti perché sono stati gli alberi ad innescare le famose proteste di Gezi quest’anno e non il massacro di Roboski? Perché sono stati gli alberi ad Istanbul e non decenni di oppressione, violenza, uccisioni, torture ed umiliazioni a causare proteste in tutta la nazione ed a catturare l’attenzione del mondo?
Queste sono le caratteristiche del perfetto popolo dronizzabile.
Dopo aver ricevuto informazioni dal drone sui movimenti ai confini meridionali della Turchia, l’intelligence americana ha avvisato i funzionari turchi, che quindi hanno preso la faccenda in mano. L’esercito ha dichiarato in seguito:
“Poichè l’area dove era stato localizzato il gruppo era spesso utilizzata dai terroristi ed erano stati individuati movimenti verso il nostro confine, si valutó che la zona doveva essere mantenuta sotto il fuoco degli aerei dell’aeronautica”.
Perchè due jet F-16 sono stati inviati immediatamente all’attacco? Non sapevano con certezza che erano dei militanti del PKK ad attraversare il confine, lo potevano solamente presumere. Perché non si sono presi il tempo di scoprirlo?
Perchè anche se fossero stati civili, i funzionari turchi sapevano che l’avrebbero fatta franca. Lo sapevano perché hanno attaccato il territorio del popolo dronizzabile e tutto questo va bene.
Il massacro di Roboski è avvenuto nel Dicembre 2011 e mentre le autorità turche erano impegnate ad evitare di assumersi la responsabilità delle uccisioni, la Turchia ha cominciato a sviluppare i propri droni.
“La TAI Anka è una famiglia di areomobili a pilotaggio remoto (UAV)*, sviluppata dalle Industrie Aerospaziali Turche per essere impiegata principalmente dall’Aeronautica Militare Turca. […] Anka ha reso la Turchia il terzo paese al mondo in grado di progettare e produrre MALE UAV**, dopo Stati Uniti ed Israele”.
Secondo Wikipedia, il nome di questi droni è stato ispirato da un uccello simile alla fenice, chiamato Angha. Le leggende iraniane affermano che questo uccello purifichi la terra e l’acqua. Considerando lo scopo dei droni, si tratta di una coincidenza inquietante ma conoscendo la Turchia, potrebbe non esserlo.
Sebbene alcuni media riferiscano che non tutti i droni acquistati dalla Turchia funzionino perfettamente, l’interesse del paese a riguardo sta preoccupando i Kurdi.
Nel Novembre 2011, la Reuters ha riferito che una missione di droni americani Predator, composta da quattro aerei, era stata trasferita dall’Iraq ad una base aerea ad İncirlik, presso i confini meridionali della Turchia.
Secondo un cablogramma di Wikileaks, ció è stato eseguito su richiesta della Turchia.
“A Settembre, il Washington Post ha riferito che la Turchia aveva cercato di dispiegare sul suo territorio una flotta di droni americani, come misura da utilizzare contro il PKK in seguito al ritiro degli Stati Uniti dall’Iraq“.
Il 29 Marzo 2013, lo Stato Maggiore turco ha confermato che il numero dei droni non-armati presenti nella base di İncirlik era quattro. Ha anche dichiarato che la Turchia e gli Stati Uniti avevano firmato un “Protocollo d’Intesa” per rispondere alle esigenze d’intelligence.
John Kirby, un portavoce del Pentagono, ha affermato: “Gli Stati Uniti hanno effettuato una lunga operazione utilizzando i Predator per aiutare la Turchia a sviluppare le informazioni d’intelligence sulle attività del PKK nell’Iraq Settentrionale”.
La Turchia ha anche acquistato droni da Israele; nel 2004 10 Heron e nel 2008 3 Aerostars.
I droni (per la sorveglianza e l’attacco) sono diventati una tattica comune degli Stati Uniti all’estero, nonostante il fatto che ció sia illegale – il motivo per cui questo accade così frequentemente in Pakistan consiste nel fatto che non esistono abbastanza persone che condannano ed espongono questa grave violazione.
Si puó solamente supporre che, in base alle fonti americane, ció sarà una tattica comune anche in Kurdistan – e c’è la necessità di continuare a rivelare questo fatto. Per dimostrare che non permetteremo che ció accada senza che venga assicurato che le persone dietro a questi crimini siano ritenute responsabili.
Naila Bozo
http://kurdishrights.org/2013/07/21/drones-over-kurdistan/
* UAV – Unmanned Aerial Vehicle, in inglese; APR, in italiano. NdR
Traduzione ed adattamento a cura della Redazione di ReteKurdistan Italia