Il Parlamento iracheno alcuni mesi fa ha presentato un disegno di legge che prevede la modifica della legge sullo stato civile n. 188 del 1959, in vigore dalla la caduta della monarchia. Questa tutela le bambine e i bambini iracheni dal matrimonio precoce, a prescindere dalla religione e dall’etnia, essendo l’Iraq un paese multireligioso e multietnico; infatti, dice: “Un ragazzo e una ragazza di età inferiore ai 18 anni non possono sposarsi”. Le disposizioni della modifica presentata prevedono di portare l’età del matrimonio a nove anni per le ragazze e  a 15 anni per i ragazzi, di assegnare l’affido  al padre a partire dall’età di sette anni e la questione ereditarie per le donne.

Nell’Islam le condizioni della pubertà sono individuate per le ragazze dal segnale della mestruazione (a partire dalla quale sono considerate pronte per il matrimonio), Purtroppo si dimentica che i suddetti cambiamenti richiedono anche una maturità psicologica! Nei secoli precedenti nemmeno queste condizioni erano osservate e le ragazze venivano date in sposa in tenera età, anche appena nate; successivamente esse non potevano neanche rifiutare il matrimonio imposto. Questa era una delle usanze delle tribù arabe, ma anche i kurdi potrebbero averla adottata dagli arabi del passato, in base al contatto geografico e sociale. Il matrimonio precoce esiste nei paesi dell’Asia Meridionale, in America latina, in Africa, si parla anche di alcuni casi nei paesi dell’est. Sono due i fattori principali che orientano a tale comportamento: la povertà (col matrimonio la famiglia ha una bocca in meno da sfamare e può avere anche una fonte di guadagno), oppure la questione sociale, culturale o religiosa, al fine di preservare la purezza delle ragazze, come nell’Islam.

L’approvazione del disegno di legge ha messo alla prova il livello di civiltà delle istituzioni irachene e della politica in generale, ed è un evidente ritorno a secoli fa. E’ stato discusso e rimandato diverse volte al Parlamento iracheno, perché le opposizioni non riuscivano a mettersi d’accordo, in quanto il patteggiamento o la contrattazione non soddisfacevano il governo e nemmeno i partiti. In qualsiasi società o paese dittatoriale, patriarcale, con mentalità arretrata, strettamente religiosa, misogina o fascista, il potere e l’oppressione vengono usati contro le donne, i bambini e i poveri, le fasce che tale sistema li ha resi più deboli. Nella Repubblica dell’Iraq, nel ventunesimo secolo, il secolo della tecnologia e della rivoluzione moderna, le bambine sono costrette ad abbandonare l’infanzia e la loro vita tenera a nove anni!

Questa legge rappresenta un’intesa tra le sette religiose sciite, sunnite e i partiti  con una logica di scambio: approvare la sanatoria per i prigionieri Sunniti, e abrogare la legge del governo iracheno di Saddam Hussein che aveva confiscato i terreni ai contadini kurdi al fine di arabizzare i villaggi. E’ così il 21 gennaio scorso la legge è stata approvata dal Parlamento, il 3 febbraio è stata firmata dal Presidente della Repubblica e il 17 febbraio il testo è stato pubblicato sul giornale ufficiale “Al Waqaiq”.

Le conseguenze sociali e sanitarie saranno negative, in quanto le norme sono strettamente conservatrici, rappresentano una regressione e una restrizione della libertà, della democrazia e dell’uguaglianza e non rispettano i diritti umani. C’è da sottolineare che l’Iraq è firmatario della Convenzione dei diritti dei bambini e della convenzione di Cedaw, finalizzata ad eliminare tutte le forme di discriminazione contro le donne.
La legge del Kurdistan in Iraq stabilisce che la Regione autonoma ha la facoltà di non applicare direttamente alcune disposizioni del governo centrale iracheno se non sono in linea con gli interessi e gli orientamenti del Paese.  Tuttavia, poiché la Regione del Kurdistan non ha una propria legge sullo status personale e opera secondo la Legge n. 188 del 1959, quindi il Kurdistna potrebbe non essere molto forte nel resistere contro la legge abrogata o modificata a Baghdad. In ogni caso gli uomini si rivolgeranno ai tribunali iracheni per sposarsi se la modifica non verrà applicata in Kurdistan.

Che la legge (che ha avuto il voto di alcune parlamentari donne) venga applicata nella Regione del Kurdistan autonomo dell’Iraq o no, da donna, da mamma e da attivista per i diritti, la condanno in quanto ingiusta; le donne e le bambine vanno tutelati e protetti a prescindere della provenienza etnica o religiosa.

Gulala Salih

UDIK “Unione Donne Italiane e Kurde”