A ritirare la targa a Palazzo d’Accursio il nipote del fondatore del Pkk turco
È un passo storico per la comunità curda e «un tassello in più per Bologna, che si pronuncia contro i fondamentalismi e tutte le forme di oppressione», dice la vicesindaca Emily Clancy, mentre consegna a Omer Öcalan, nipote di Abdullah Öcalan, la targa con la cittadinanza onoraria allo storico leader curdo. L’uomo, fondatore del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) e simbolo della lotta di autodeterminazione del popolo curdo, si trova da vent’anni rinchiuso in isolamento nell’isola di Imrali, con l’accusa di terrorismo e di minaccia all’integrità dello stato turco. Dalla sua cella l’uomo ha teorizzato il Confederalismo democratico, progetto di democrazia diretta unico in tutto il Medio Oriente.
«In tutti questi anni Abdullah Öcalan ha lottato per la pace, per un nuovo paradigma di giustizia in Medio Oriente — dice il nipote Omer Öcalan durante la cerimonia — e chiediamo allo Stato italiano di appoggiare questa richiesta per una pace politica e una soluzione pacifica per i curdi». Richiesta che passa per il riconoscimento del popolo curdo, e in nome del quale Öcalan ha lanciato, a fine febbraio, uno storico appello al partito Pkk per deporre le armi e aprire al dialogo con Erdogan. Il riconoscimento bolognese a Öcalan, «dall’alto valore simbolico spiega la presidente del Consiglio comunale Maria Caterina Manca — è una presa di posizione chiara, e un appello alla comunità internazionale per la pace».
Da oggi Abdullah Öcalan è cittadino bolognese, per «la sua difesa dei diritti del popolo curdo, che lo hanno reso prigioniero politico. E per i suoi sforzi — aggiunge Manca — per la pace per la Turchia, la Siria e tutto il Medio Oriente attraverso una soluzione politica che rispecchia i valori democratici della città di Bologna».
Parole sottoscritte dalla vicesindaca Emily Clancy che, prima di consegnare la pergamena, legge alcuni scritti del leader curdo, incredibilmente attuali nel nostro presente. «Bologna nel conferire questa cittadinanza riafferma la propria storia e si pronuncia per un mondo che rifiuta le logiche del fondamentalismo e della guerra». L’appello per una pace duratura in Medio Oriente è rivolto anche alla comunità internazionale, in cui la lotta per i diritti dei curdi viene esteso alla più ampia difesa dei diritti umani.
Durante la cerimonia, Omer Öcalan racconta dell’ultimo incontro con lo zio in carcere, lo scorso in cui il leader del Pkk ha ricordato il legame con l’Italia, dove ha soggiornato per due mesi tra il 1998 e il 1999: «Mi ha parlato dell’Italia e dei circa 60 giorni che rimase a Roma. È ripartito perché rischiava di far cadere il governo. Mi ha detto di salutare tutti gli italiani che ha conosciuto». Le parole di Omer esprimono la volontà di costruire una relazione politica con l’Italia, e avanza al Governo la richiesta »di appoggiare il processo per la pace in Kurdistan. Noi non siamo per il conflitto, ma lavoriamo per avvicinare i popoli».
Altamente simbolico, sottolinea Öcalan in continuità con gli auspici dello zio, che questo primo passo sia arrivato da un’amministrazione comunale: il Confederalismo democratico è strutturato in municipi interconnessi tra loro, in piccoli centri amministrativi simili ai Comuni, che costituiscono le fondamenta della democrazia diretta.
di Sofia Pellicciotti
https://incronaca.unibo.it/archivio/2025/04/14/leader-curdo-ocalan-da-oggi-cittadino-bolognese
