Ennesimo schiaffo alla giustizia e ai diritti del popolo curdo da parte delle istituzioni turche. Oggi un tribunale militare di Ankara, dopo 15 mesi di ‘inchiesta‘, ha prosciolto i cinque ufficiali sotto processo per la morte di 34 civili curdi nel corso di un bombardamento nel 2011. La sentenza, incredibilmente, è stata resa nota questa mattina con un tweet.
Il 28 dicembre di quell’anno alcuni caccia dell’aviazione turca avevano attaccato il villaggio di Roboski nel distretto di Uludere, alla frontiera con il Kurdistan iracheno, massacrando decine di civili, compresi 19 minorenni. Secondo le prime versioni fornite dal governo turco la colonna era stata scambiata per una brigata del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, mentre in realtà si sarebbe trattato di un convoglio di contrabbandieri.
Nella sentenza, resa nota oggi, il tribunale militare di Ankara si dichiara incompetente a giudicare relativamente all’esposto presentato dai familiari delle vittime. Il tribunale sottolineea che “i membri delle forze armate curde hanno agito nel quadro delle decisioni adottate dal consiglio dei ministri..”.La strage viene definita un “errore inevitabile” compiuto dai soldati “nell’esercizio delle loro funzioni”.
Dura la reazione dei rappresentanti delle vittime, che hanno parlato di una sentenza “inaccettabile” e del partito per la Pace e la Demograzia, il Bdp, che rappresenta la maggior parte dei curdi di Turchia, che ha parlato di ingiustizia: “queste persone sono morte senza alcun motivo” hanno detto i portavoce della forza politica. Uno dei portavoce del Bdp, Selahattin Demirtaş, ha accusato il primo ministro Erdogan di essere il responsabile politico e ultimo del massacro.
“Per due anni le madri e i padri delle vittime hanno chiesto giustizia, viaggiando per tutta la Turchia e recandosi anche in Parlamento. Il governo voleva pagare degli indennizzi ma loro hanno rifiutato chiedendo che fosse fatta giustizia” ha ricordato il portavoce del Partito Democratico del Popolo (Hdp) Sebahat Tuncel, che poi ha aggiunto: “Dimenticare il massacro è dimenticare l’umanità. Dimenticare la giustizia vuol dire dimenticare la pace” riferendosi al processo negoziale in corso con la guerriglia curda del Pkk in fase di stallo ormai da tempo. Tuncel ha accusato governo ed esercito di aver stretto un patto per evitare la punizione dei militari responsabili dell’eccidio.
I familiari dei parenti delle vittime hanno fatto sapere che se i loro ricorsi alla Corte Costituzionale turca non avranno esito positivo si rivolgeranno alla Corte Europea dei Diritti Umani.
Il 28 dicembre scorso, nel secondo anniversario della strage, molte comunità curde avevano dato via ad una mobilitazione proprio per chiedere la condanna dei responsabili della strage. Quel giorno i negozianti di Sirnak, Cizre, Silopi, Idil, Nusaybin, Hakkari, Kiziltepe, Derik, Vans, Yuksekova, Semdinli e Adana hanno tenuto abbassate le saracinesche dei propri negozi e manifestazioni si sono tenute in alcune località. Niran Encü, madre quarantaduenne di una delle 34 vittime della strage di Roboski, ha subito un attacco di cuore durante la commemorazione e nonostante il ricovero nell’ospedale di Uludere non c’è la fatta.
di Marco Santopadre
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